Per settimane ad esplorare i fondali del Basso Adriatico, raccogliendo dati per la sicurezza in mare, per poi gettare un occhio da esperti al vulcano sottomarino Vavilov, nelle profondità del Tirreno: è la campagna portata a termine dagli specialisti della nave idrografica Magnaghi della Marina militare.
La campagna è nata con l’intento di investigare i relitti, determinarne l’esatta posizione, il battente d’acqua e la sussistenza delle condizioni di sicurezza per la navigazione. I siti esplorati sono stati due: l’area in corrispondenza della scarpata continentale di fronte a Santa Maria di Leuca e la zona di mare prospiciente il porto di Bari.
Segnalazioni e siti per i quali l’Istituto Idrografico della Marina aveva ricevuto notizia della probabile presenza di relitti da parte di pescatori e di professionisti del mare. L’attività, spiega all’Adnkronos il comandante di Nave Magnaghi, Capitano di fregata Maurizio Demarte, ha consentito di «raccogliere dati importanti e realizzare una mappatura dei fondali.
Abbiamo localizzato due relitti di navi, entrambe affondate nel 1943: la nave Brindisi e la nave Tilden. Lo scopo scientifico dell’operazione era legato alla messa in sicurezza delle rotte di navigazione». Quanto al vulcano Vavilov, la campagna Vav11 ha permesso l’acquisizione di nuovi importanti dati magnetici, batimetrici e oceanografici.
Complessivamente sono state acquisite oltre mille chilometri di linee di dati magnetici che permetteranno di definire un quadro più chiaro su quella che è stata la storia geologica del Vavilov.
Salvatore Carruezzo