Ancora un grido di allarme da parte della International Chamber of Shipping (ICS) alla Conferenza internazionale marittima di Cipro, a Limassol la scorsa settimana, per il susseguirsi degli attacchi dei pirati nelle acque dell‘Oceano Indiano.
Il presidente della ICS, Spyros Polemis, ha sottolineato il numero scarso di unità militari presenti in quelle acque, visto l’aumento della forza navale messa in atto dai pirati. Se ricordiamo per tutto il 2008, la presenza dei pirati partiva dal Golfo di Aden, interessava la costa somala da Garacad, Hbyo, Haradhere, Mogadishu; nel 2009, si allarga fino ad Oman, Kenya e Tanzania; nel 2010, coprono l’Oceano Indiano da Muscat al Mozambigo fino al Zimbawe e Madacascar e oltre.
Si è detto che utilizzare guardie armate a bordo di navi non è una soluzione permanente e che rende vana la presenza di forze militari; anzi occorre aumentare la presenza per un efficace controllo delle zone marittime interessate. Per l’ICS l’aumento dell’uso di guardie armate, rappresenta un fallimento della comunità internazionale a trovare una soluzione adeguata, pur ammettendo che il loro impiego è in grado di ridurre i rischi di sequestro di navi.
Polemis auspica il blocco navale della costa somala per affrontare le navi pirata “madre”, proprio per rendere più incisivo il nuovo programma del BMP 4 (Best Management Practices 4, sistema di operativo tra forze navali militari e mercantili – EUNAVFOR, Centro navale NATO e United Kingdom Maritime Trade Operations (UKMTO)).
“Nessuna nave, possiamo dire, si sente sicura; tristemente si può solo concludere, dalla risposta attuale di molti governi, che quelle migliaia di marittimi che sono stati finora catturati hanno semplicemente avuto la nazionalità sbagliata”, ha sottolineato Polemis. Ci meravigliano queste affermazioni, dove si fa distinzione di nazionalità fra marittimi sequestrati dai pirati.
Polemis dimentica che sotto sequestro di pirati si trovano marittimi italiani dal febbraio scorso, e queste strumentalizzazioni a livello internazionale non sono “politicamente corrette”; semmai occorre dire che tanti governi americani ed europei e non stanno tollerando abbastanza la situazione. Quello che è più grave è la mancanza di una strategia comune e coerente per affrontare sul serio la “pirateria”.