Regione Puglia: presentato il nuovo Piano della costa

L’ e Demanio, , ha presentato oggi il piano regionale delle coste, recentemente approvato in Giunta. “Sappiamo – ha detto – che il successo della Puglia nel settore turistico è dovuto anche alla consolidata importanza che viene data alla tutela del patrimonio costiero.

La grande parte del turismo che riusciamo ad attirare prende in grande considerazione questo patrimonio. Spero che ne prendano coscienza anche gli amministratori dei comuni costieri”. La palla infatti adesso passa ai Comuni, che devono approvare i piani comunali delle coste.

“Il piano – prosegue l’assessore – riprende quanto fu deciso con la legge regionale del 2006 e ed è uno strumento indispensabile per procedere in modo efficace per preservare il patrimonio delle spiagge. Ed è un atto sul quale si deve innestare  la programmazione dei comuni nei prossimi quattro mesi”.

Saranno 67 comuni quelli interessati ai piani comunali: “Avremo così una banca dati uniforme. Certo, avremmo potuto abbreviare il cronoprogramma regionale affidando ai comuni la VAS, la valutazione ambientale strategica, invece abbiamo voluto farla noi e offrire ai comuni un lavoro completo, senza essere costretti, a parte situazioni specifiche, a farla loro”.

“Sono soddisfatto – prosegue – anche per il fatto che la commissione consiliare competente abbia approvato il piano senza osservazioni. Lo strumento è comunque aperto, aggiornabile, adeguabile e siamo aperti a contributi che dovessero ancora arrivare”.

“Qual è l’obiettivo? – si chiede Pelillo – Arrivare a un punto di equilibrio tra diverse esigenze: comuni, cittadini e economia. Nel complesso crediamo di avercela fatta. Ma non abbiamo potuto chiudere il cerchio a causa dell’atteggiamento del Governo nazionale. Che ha approvato nel maggio 2010 il decreto sul cosiddetto demaniale, che strategicamente passava la proprietà delle coste dallo Stato alle Regioni.

Il decreto prevedeva entro sei mesi un atto attuativo, che non è arrivato e non si vede in arrivo neppure dopo 18 mesi. Forse la volontà era solo di far finta di approvare un decreto per il trasferimento giuridico della proprietà dallo Stato alle Regioni. Solo il passaggio della proprietà infatti ci poteva dare completa potestà legislativa: potevamo così modificare la legge regionale ed eravamo pronti”
“Ad esempio – continua – per i canoni concessori attualmente siamo solo delegati alla riscossione. Una condizione di proprietà ci consentirebbe di fare diversamente e di adeguare i canoni a livello regionale. Ad esempio, un diverso regime di canoni ci permetterebbe di reperire risorse dedicate alla lotta all’erosione, senza utilizzare solo la finanza straordinaria dei fondi europei: avremmo risorse certe, anche se forse non ancora sufficienti.

Se fossimo proprietari ad esempio potremmo immaginare un sistema dei canoni concessori che sia vincolato alla tutela del territorio. Con canoni regionali potremmo dare priorità alla pulizia, all’accessibilità per i disabili e alla sicurezza delle spiagge libere, differenziando i canoni tra stabilimenti che incassano cifre a sei zeri per stagione da quelli che incassano molto meno, sempre sulla base di una concertazione”.