Capitaneria di Porto di Molfetta: punito chi non ha rispettato il fermo biologico della pesca

Termina il periodo di fermo pesca e la delinea un quadro certamente non incoraggiante; l’attività di controllo in materia di perpetrata dai militari della ed incentrata al monitoraggio di eventuali motopesca, intenti in attività di strascico, ha prodotto svariate sanzioni amministrative e denunce penali.

Infatti sono stati elevati 14 verbali amministrativi, 17 notizie di reato con 12 sequestri di attrezzi da pesca ed anche 2 arresti di persone già note alle forze di polizia. Numeri assolutamente negativi se pensiamo che questo periodo di inattività nasce dall’esigenza di preservare una zona di mare interessata dalla riproduzione di specie ittiche e soprattutto perché in questo periodo chi aderisce al fermo pesca viene retribuito con fondi europei e statali.

In “barba” a quanto imposto dalla legge viene svolta un’attività di pesca con piccole imbarcazioni, denominata “strascichino”, ed un’attività, invece, svolta con i pescherecci che, con il pretesto dell’utilizzo di sistemi di pesca più selettivi al cui utilizzo sono autorizzati come le , continuano a strascicare imperterriti.

La Guardia Costiera è riuscita ad arginare questo fenomeno nonostante i trasgressori, alla vista dei mezzi nautici del corpo, abbandonino le reti in mare. Tali stratagemmi non sono comunque sufficienti ad evitare le sanzioni amministrative, fra cui, tra l’altro, l’impedire il controllo delle Autorità che costituisce fattispecie a sé stante punita con una multa di 2000 euro, e le denunce per danno ambientale e pericolo per la sicurezza della navigazione.

La Capitaneria di Porto di Molfetta continuerà il contrasto alla pesca di frodo effettuando altre operazioni mirate, in quanto è ben noto che la pesca a strascico, in periodo autorizzato, va effettuato a tre miglia di distanza dalla costa e con reti da pesca le cui maglie rispettino le ristrette misurazioni imposte dalla Comunità Europea.

Michele Puca