«Solo se ci fossero concreti segnali di pericolo per l’incolumità dei membri dell’equipaggio» potrebbe essere deciso un intervento di forza da parte del cacciatorpediniere Andrea Doria, che si sta avvicinando alle coste della Somalia per monitorare la situazione della nave italiana Savina Caylyn, da sei mesi nelle mani dei pirati.
«Allo stato però, non abbiamo segnali di pericoli imminenti», ha detto il ministro della Difesa Ignazio La Russa. «Siamo consapevoli delle sofferenze e delle difficili condizioni psicologiche di tutti i marittimi sequestrati e delle loro famiglie.
Siamo loro vicini – ha agiunto La Russa – ma proprio per questo non possiamo fare nulla che pregiudichi la trattativa in corso per la liberazione», condotta, precisa, «dagli armatori o da mediatori da loro incaricati».
Le navi delle missioni antipirateria condotte sotto l’egida della Ue e della Nato «scortano i mercantili, tengono d’occhio i mari a rischio. Poi lasciano le imbarcazioni nei luoghi ritenuti sicuri. Non si possono tenere sotto scorta tutte le navi mercantili».
Il decreto che prevede per gli armatori la possibilità di avere a bordo militari o vigilantes privati «potrebbe essere – ha osservato però il ministro della Difesa – un ulteriore elemento di dissuasione per la pirateria».
Salvatore Carruezzo