Un’attenta mappatura dei mari del globo può contribuire a proteggere i mammiferi marini dalle insidie rappresentate dalle attività umane.
Un team di studiosi messicani, la cui ricerca è stata pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas), ha infatti individuato i 20 siti più importanti da monitorare per allontanare il pericolo di estinzione delle specie più deboli.
Lo studio ha identificato le zone cruciali per le 129 popolazioni mondiali di mammiferi marini. Tra esse non figurano aree del Mediterraneo dove però – come spiega il responsabile del Programma Mare del Wwf Italia, Marco Costantini – «le prospettive per la vita dei cetacei non sono ottimali: anche se alcune specie non suscitano particolari preoccupazioni, altre, come il delfino comune, purtroppo sono in pessime condizioni».
«Sono varie le aree del Mare Nostrum dove sono presenti i mammiferi marini – ha continuato Costantini – oltre al Santuario Pelagos, l’area di Mare tra Francia, Italia, Corsica e Sardegna, sono state avvistate colonie di tursiopi (delfini) nell’alto Adriatico, balene nel canale di Sicilia, capodogli nel mar Egeo e perfino delle orche nel tratto di Mare tra Atlantico e Mediterraneo».
Per individuare le zone vitali per i mammiferi, gli scienziati messicani hanno suddiviso gli oceani in aree di 10mila chilometri quadrati ed esaminato le popolazioni che vivono in ciascuna di esse. Hanno così individuato nove principali aree oceaniche di conservazione, ognuna delle quali contiene un gran numero di diverse popolazioni (fino a 108).
Esse si trovano vicino alle coste della California, a quelle orientali del Canada, al Perù, all’Argentina, all’Africa nord-occidentale, al Sudafrica, al Giappone, all’Australia e alla Nuova Zelanda. Messe in luce anche undici zone più ridotte, che sono le uniche dove vivono determinate specie.
Tra queste figurano le Hawaii, le Galapagos, ma anche il Lago Baikal (Siberia) e alcuni dei maggiori fiumi del mondo, come il Rio delle Amazzoni, il Gange o lo Ynagtze. Questi siti sono essenziali all’equilibrio dell’ecosistema acquatico ma, come ha spiegato Sandra Pompa dell’Università nazionale autonoma del Messico, l’habitat dei mammiferi è messo sempre più gravemente a rischio dalle attività umane: il traffico commerciale, l’inquinamento e il sovrasfruttamento delle risorse del Mare.
È una opinione condivisa da Costantini, secondo il quale a creare i maggiori pericoli per i mammiferi marini è l’attività di pesca illegale: «Le reti da posta derivanti, le cosiddette spadare, impattano sui cetacei in una maniera drammatica soprattutto in Calabria e in Sicilia e per questo paghiamo delle multe salatissime alla Comunità Europea».
Tra gli interventi più urgenti, che gli autori dello studio messicano sollecitano sia alle autorità locali sia alle organizzazioni ecologiste, sono segnalati quelli per salvare dall’estinzione due specie: il vaquita, un piccolo marsuino (delfino) che vive esclusivamente nella baia di California e di cui si contano appena 250 esemplari in libertà, e la foca del Baikal.
Quest’ultima si trova in una situazione di particolare debolezza poichè, a differenza dei suoi consimili oceanici, non ha alcuna via di fuga dal suo habitat naturale.
Francesca Cuomo