La “Rosalia D’Amato”, sotto sequestro dei pirati somali, continua la sua rotta verso le coste della Somalia. Il Comandante Carlo Miccio, responsabile del Company Security Office, della Perseveranza Navigazione, oggi non ha molto da dire; si spera che questo sequestro abbia una fine degna e di rispetto per tutti e soprattutto per l’equipaggio. La battaglia contro la pirateria deve essere vinta da terra; queste sono state le parole dette lunedì scorso, a Dubai, dal ministro degli esteri del governo di transizione somalo Mohammed Abdulahi Omar Asharq e la risoluzione non può essere marittima, ma deve essere combattuta a terra ed per questo che fa appello ad aiuti internazionali. “Il mondo ha finora risposto con sole azioni di contenimento del fenomeno; questo non è produttivo, o efficace, o pratico, o moralmente difendibile“ ha continuato Asharq. La proposta del governo di transizione somalo invita la comunità internazionale ad investire il necessario nelle forze di sicurezza somale per stabilire una capacità dello stato, garantendo autorità ed autonomia nazionale; senza questa duplice strategia non è possibile porre fine alla guerra civile in Somalia, e distruggere le cause della pirateria. La pirateria è una delle conseguenze di una crisi politica che si prolunga da due decenni in Somalia; quindi l’approccio al fenomeno deve essere politico e non vi può essere una soluzione militare e neanche marittima. Il mondo dello shipping, però, chiede una soluzione rapida e definitiva per consentire la libera navigazione delle navi per consentire la mobilità delle merci e delle persone. Ron Widdows, il presidente della Neptune Orient Lines e presidente del Consiglio Mondiale Shipping, ha stimato il costo annuale della pirateria per l’industria della navigazione a “3,5 o 4,5 miliardi di dollari o forse più”.