Esiste la “criminalizzazione della gente di mare”? Il Council of American Master Mariners(CAMM) ha tenuto e continua a mantenere una posizione contro la criminalizzazione dei comandanti dal 2001. Alcuni esempi, riportati dalla CAMM, sono d’insegnamento. Il capitano Wolfgang Schröder della nave porta container “Zim Messico” è stato arrestato, processato e liberato degli oneri derivanti dall’accusa di omicidio colposo negli USA; il capitano americano Kristo Laptalo del mercantile “Corallo Mare” è stato arrestato, processato e liberato degli oneri dell’accusa di traffico di droga in Grecia. Il capitano Jasprit Chawla e Primo ufficiale Syam Chetan, noti come “Hebei Spirit Two”, sono stati arrestati, processati e liberati dall’accusa di inquinamento da idrocarburi in Corea. Ultimamente, il capitano, il secondo ufficiale e un marinaio della oil tanker “Tosa”, battente bandiera panamense, sono stati portati in carcere in Taiwan per una presunta collisione, ribaltamento e conseguente annegamento di due pescatori da un peschereccio di Taiwan in acque internazionali. Il capitano della “Tosa”, Glen Patrick Aroza, è un cittadino indiano e secondo le notizie, il governo indiano ha preso le distanze ed aspetta di vedere i documenti ufficiali. Il secondo ufficiale è dal Bangladesh e il marinaio è di nazionalità filippina. Il secondo ufficiale ed il marinaio sono accusati per mancanza di soccorso alla nave speronata; tutto questo sulla base di prove sottili e presunte che la grande nave petroliera era solo in quelle acque: “nelle vicinanze” del luogo in cui il peschereccio è andato giù. Leggere questo è pura “criminalizzazione”: accusati di un crimine di cui non hanno alcuna conoscenza, e senza apparente prova reale a sostegno delle accuse. Se questi fatti ricadevano nei casi di vera e grave negligenza, imperizia nautica, allora questi arresti potrebbero essere giustificati. Ma questo non è ! E questa è la cosa inquietante. Anche nella società di oggi del diritto internazionale, e l’applicazione del diritto internazionale, i Paesi considerano ancora le navi e loro equipaggi con dei luoghi comuni e con superficialità. A meno che l’intera comunità marittima non faccia fronte unico per combattere questo atteggiamento; nel frattempo, noi continueremo a vedere il commercio internazionale, e le vite e il sostentamento di coloro che permettono a questo lavoro di deteriorarsi. E’ tempo che la comunità marittima internazionale reagisca: Intertanko, IFSMA, la Hong Kong Ship Owners Association (HKSOA), armatori della Comunità Europea Association (ECSA) così come i sindacati ei rappresentanti dei marinai e ufficiali di livello nazionale ed internazionale, di testimoniare con la CAMM, per combattere questo abuso della gente di mare. CAMM sta invitando dal 2001 la comunità marittima per avviare un dialogo comune sulla criminalizzazione. Se vogliamo continuare ad operare, ciascuno per conto proprio, avendo cura solo del “nostro”, perderemo la battaglia. Insieme, possiamo portare abbastanza pressione sulla comunità internazionale e dei singoli paesi per fermare questa tendenza nel suo percorso.