Via libera del Garante della privacy alla pubblicazione su siti e quotidiani dell’informativa riguardante un progetto di sorveglianza epidemiologica che prevede lo scambio di dati personali tra il Ministero della difesa e l’Istituto superiore di sanità di oltre 130mila militari impegnati in Bosnia-Herzegovina e nel Kosovo tra il 1995 e il 2004, e di un campione di altri militari mai impegnati in teatri operativi all’estero nello stesso periodo. “L’obiettivo del progetto – si legge in una nota dell’Authority – è valutare se la permanenza nei Balcani, ove è stato fatto uso di munizioni a uranio impoverito, abbia avuto dirette conseguenze sullo stato di salute dei soldati impegnati nelle missioni di pace in quei territori, in particolare riguardo all’incidenza di tumori”. “Il progetto – aggiunge il Garante nella news letter – prevede che il ministero della Difesa fornisca i dati personali dei militari (nome, cognome, data di nascita, forza armata, grado e reparto di appartenenza…) all’Istituto superiore di sanità, che li incrocerà con quelli contenuti nella banca dati nazionale delle cause di morte dell’ Istat e con la banca dati schede di dimissioni ospedaliere messa a disposizione dal ministero della Salute”. “Per realizzare la ricerca – continua la nota – è necessario che tutte le persone coinvolte siano informate riguardo il trattamento dei loro dati. Di conseguenza – stante l’ingente numero degli interessati (gran parte dei militari risulterebbero non più in servizio) e la mancanza di un archivio centralizzato con i nominativi dei militari in servizio nel periodo considerato – l’Istituto superiore di sanità e il ministero della Difesa hanno deciso di avvalersi di quanto previsto dal codice deontologico per il trattamento dei dati”. “L’istituto superiore di Sanità e ministero della Difesa – prosegue il comunicato – hanno deciso altresì di adottare una modalità di pubblicità del progetto che consenta di non rendere l’informativa ai singoli interessati quando l’impiego di mezzi risulti sproporzionato al diritto tutelato. La modalità sottoposta al Garante prevede la pubblicazione dell’informativa sui siti del ministero della Difesa, delle singole Forze armate e delle associazioni del personale in quiescenza, oltre che su due quotidiani di larga diffusione nazionale”. “Nel dare il suo via libera – conclude il Garante della privacy – per la ricerca, l’Autorità (con un provvedimento di cui è stato relatore Mauro Paissan) ha però richiesto, allo scopo di assicurarne la massima conoscibilità, che l’informativa venga pubblicata anche sul sito dell’Istituto superiore di sanità e che essa sia agevolmente reperibile e visibile sui suddetti siti sino alla conclusione del progetto”. La notizia. Nell’ospedale di Campi Salentina (Le) potranno essere controllati i militari italiani “contaminati” dall’uranio impoverito. Lo ha detto l’Assessore alla Sanità Tommaso Fiore della Puglia durante il convegno – IMID Scientific Conference ( Immune-Mediated Inflammatory Disorders) – di ieri presso il Castello Carlo V di Lecce. Le malattie dovute all’uranio, dette “Sindrome del Golfo”, “sindrome dei Balcani” contratte dai militari impegnati in quelle missioni, come pure in Iraq e Kosovo nei primi anni del 1990. La Commissione Parlamentare sull’uranio impoverito, presieduta dal Senatore salentino Giorni Costa. Quindi Campi Salentina, (sede di un centro Imid), come Modena e come Haward; grazie a ricercatori come Paolo Fiorina per il suo impegno sulle cellule staminali, si dovrà formalizzare e standardizzare un “protocollo” terapeutico in grado di “bonificare”gli organismi attaccati da queste sostanze letali. unico centro di immunologia clinica in Italia con posti letto. Il centro, di Campi Salentina, è specializzato nella diagnosi e nella terapia delle malattie infiammatorie croniche immuno-mediate, è diretto da Mauro Minelli e fa capo alla U.O. di Medicina Generale di Fabio Musca.