Una domanda che è venuta fuori negli ambienti della formazione professionale e dell’istruzione tecnica e che farà molto discutere, anche alla luce delle affermazioni sulla scuola pubblica fatte dal premier Berlusconi è: “Dalla crisi si esce studiando greco e latino?“. Noi diciamo che sicuramente il greco ed il latino educano ad una istruzione “for”; ma sicuramente non fa capitalizzire conoscenze che possano trasformarsi in lavoro. Alternativa al solito liceo, oggi per trovare lavoro, può essere il liceo del mare, visto che è più importante l’inglese del greco, e dal punto di vista pratico serve più l’informatica del latino. Quindi i mestieri del mare tornano, visto che sta cambiando anche la loro posizione economica. Ieri infatti si assumevano marittimi indiani o dell’est europeo perchè costavano meno; oggi la situazione è diversa, e uno straniero costa ormai tanto quanto un italiano, per questo tante compagnie di navigazione sono tornate ad assumere marittimi italiani. Ed allora una “città di mare” deve fare queste riflessioni? Oppure basta avere il mare, il porto e le navi! Noi affermiamo che bisogna ripartire dai giovani delle scuole secondarie di primo grado per interessarli ai temi della portualità e soprattutto per recuperare la “vocazione al mare” di una città di mare e non sul mare. Tante sono le associazioni che parlano e si interessano al mare. E come si spiega che non sanno coniugare “il mare” nei modi e tempi giusti, preferendo solo il palcoscenico del mare per le proprie necessità? Assessorati cittadini e provinciali all’istruzione parlano di formazione ma solo di quella per creare “menworking”, mentre il mare offre tante e tantissime professionalità.