Brindisi guarda all’economia reale

Per la nona giornata dell’economia sono state messe in rilievo le dinamiche produttive che caratterizzano la provincia di Brindisi; un report che evidenzia non solo le eccellenze delle produzioni locali, ma anche i trend positivi di quei settori di aziende che stanno interpretando il futuro di questa provincia.

La giornata è stata presentata dal Segretario Generale della , Eupremio Carrozzo; giornata divisa in tre momenti di lavoro: la presentazione del report camerale a cura dell’Università del , la parola alle imprese e la relazione di gestione dell’Ente. Il “report” a cura della facoltà di Economia dell’Università del Salento di Brindisi, è stato illustrato nei minimi dettagli dal professor Francesco Giaccari.

Questi ha fatto rilevare come il tessuto delle imprese della provincia brindisina risulta caratterizzato da una dinamicità che segna un punto di svolta nell’economia di questo territorio; non più votato verso il mono-settore dell’industria, unico volano di sviluppo; ma le imprese si stanno diversificando in altri settori, come quelli del e del terziario avanzato. Inoltre ha sottolineato la funzione dei distretti come strumenti operativi di “rete” di imprese; distretti che devono impegnarsi maggiormente a farsi “formare” da università e centri specifici, per una innovazione che non sia solo tecnologica, ma anche di processo e di organizzazione con il fine dell’internazionalizzazione.

Nel settore delle infrastrutture sono stati evidenziati sia il “porto” ed “aeroporto” con trend positivo verso quest’ultimo ed una riqualificazione del porto nel traffico passeggeri. Qualche osservazione va fatta: ancora una volta quando si parla si “pesca e acquicoltura” i dati sono sempre aggregati al settore agroalimentare; mentre occorre riconsiderarli nel settore dell’economia del che oltre al pescato annovera cantieri, barche, pescatori, navi, marittimi e marinai: anche queste sono imprese; quindi per il prossimo anno, l’ente camerale dovrebbe studiare un report ad hoc che tratti tutto il cluster del mare e che veda il porto di Brindisi nella sua polifunzionalità e non politicamente solo un settore.

Il presidente dell’ente camerale, Alfredo Malcarne, nel relazionare sulla gestione della Camera di Commercio di Brindisi, pur evidenziando un saldo positivo fra le nuove imprese, ha rivolto il suo pensiero alle cifre della disoccupazione di questa provincia; troppe alte per una industria che, concluso il suo ciclo, non riesce più a reindustrializzarsi in nuovi prodotti  e, dopo la “cassa integrazione”, resta l’espulsione di risorse umane, ormai fuori dalla logica di mercato. E nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia sono state premiate le uniche due ditte – iscritte nel Registro delle Imprese” da più di un secolo:  la di Brindisi e la Ditta L’ABATE di Fasano.

Anzi, è stato sottolineato che la TITI SHIPPING è stata fondata prima dell’unità d’Italia (1848), mentre L’ABATE è post unità; per questo sarà la TITI SHIPPING, unica e sola in Puglia, che sarà ricevuta dalla Presidenza della Repubblica il prossimo 8 giugno per ricevere l’encomio del Presidente Giorgio Napolitano. Mentre, il settore della nautica da diporto è stato sviluppato da Claudio Cipollini, direttore generale di Retecamere (Progetti integrati per lo sviluppo), che ha ricordato come il futuro è nella “blù economy”(economia del mare) e Brindisi ha le caratteristiche in regola sia per presenza di ditte del settore che per posizione geografica; settore, quello della nautica da diporto, che non conosce sosta e si sta dimostrando attivo per tutta la sua filiera, compreso soprattutto il turismo nautico. Significa un nuovo modello di business; occorre ispirare gli imprenditori ad una nuova forma di economia basata su innovazioni, competitiva, creando posti di lavoro e del capitale sociale.

Le conclusioni sono state tratte da Fabiano Amati, assessore opere pubbliche e protezione civile della Regione Puglia. Sempre felice nell’esposizione, Amati ha spronato le imprese del territorio brindisino ad essere competitive specie nei settori della salvaguardia del patrimonio costiero e nel settore dell’idraulica ambientale; settori questi che faranno il futuro delle opere pubbliche, per cui gli enti territoriali dovranno farsi carico di responsabilità a salvaguardare il territorio tutto. Perciò, abbandonando le vecchie logiche per occasioni di lavoro, è giunto il tempo per “il lavoro” quello di qualità , quello dei meriti e delle professionalità e con nuovi mestieri. Tutto questo non richiede alle aziende di investire di più in modo da salvare l’ambiente, ma identificare nuovi ambiti economici che consenta minori investimenti e maggiori entrate durante la costruzione di un capitale sociale; questa è la vera competizione del futuro. “Per questo – ha concluso Amati – è meglio vivere fra coloro che verranno e non fra quelli che ci sono”.

Foto: Simone Rella