Bruxelles. La Commissione Ue nella riunione dell’altro giorno ha adottato una proposta riguardante le possibilità di pesca per il 2022 nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero.
La proposta promuove la gestione sostenibile degli stock ittici nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero, come da impegni politici assunti nelle dichiarazioni MedFish4Ever di Sofia. Infatti, l’obiettivo ambizioso della Commissione rimane quello di conseguire una pesca sostenibile in questi due bacini marittimi, in linea con la strategia della Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (CGPM) per il 2030 adottata di recente.
Per la Commissione Ue, la gestione sostenibile della pesca in tutti i bacini marittimi dell’UE rientra nel programma e nelle responsabilità della stessa; nonostante i miglioramenti registrati negli ultimi anni nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero, ancora si è lontani dal raggiungere livelli di sostenibilità e, per questo, sono necessari ulteriori sforzi per raggiungere questo obiettivo. La proposta presentata l’altro ieri sulla pesca in questi due bacini marittimi si basa integralmente sui pareri scientifici.
Per il Mare Adriatico la proposta della Commissione attua il piano di gestione pluriennale della CGPM per gli stock demersali nel Mediterraneo con l’obiettivo di conseguire la sostenibilità di tali stock entro il 2026 attraverso una riduzione dello sforzo di pesca.
La proposta comprende anche svariate misure di gestione per gli stock di anguilla, corallo rosso, lampuga, occhialone e gambero rosa mediterraneo nel Mar Ionio, nel Mar di Levante e nel Canale di Sicilia, in linea con le decisioni della CGPM. La proposta attua inoltre il piano di gestione pluriennale per gli stock demersali nel Mediterraneo occidentale nell’intento di ridurre ulteriormente la pesca, sulla base dei pareri scientifici. Questa parte della proposta sarà completata non appena, quest’anno, saranno disponibili i pareri scientifici pertinenti. L’obiettivo finale è raggiungere, entro il 1° gennaio 2025, il rendimento massimo sostenibile (MSY), vale a dire la quantità massima di pesce che i pescatori possono prelevare dal mare senza compromettere la rigenerazione e la produttività futura dello stock.
Per il Mar Nero la proposta include limiti di cattura e contingenti per il rombo chiodato e lo spratto. Per il rombo chiodato la Commissione propone un allineamento al contingente dell’UE deciso nella revisione del piano di gestione pluriennale della CGPM per tale specie, mentre per lo spratto propone di mantenere lo stesso limite di cattura previsto per il 2021.
Le prossime tappe saranno quelle del Consiglio dei Ministri della pesca dell’Unione europea che discuterà la proposta della Commissione (dicembre prossimo) per stabilire la ripartizione delle possibilità di pesca. Il Regolamento dovrebbe applicarsi a decorrere dal 1° gennaio 2022.
Nel contesto la Commissione promuove un approccio multilaterale e una cooperazione rafforzati in materia di gestione della pesca nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero. La dichiarazione MedFish4Ever di Malta e la dichiarazione di Sofia hanno istituito un nuovo quadro di governance che è stato rafforzato con l’adozione, (9 luglio 2021), della nuova strategia della Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (GFCM) per il 2030.
Il piano di gestione pluriennale per gli stock demersali nel Mediterraneo occidentale adottato nel giugno 2019 ha introdotto un regime di gestione dello sforzo di pesca per i pescherecci da traino che permetterà di conseguire, nell’arco di un quinquennio, una riduzione complessiva fino ad un massimo del 40 %. Nel 2020, primo anno di attuazione, è stata introdotta una riduzione del 10 %, mentre la proposta sulle possibilità di pesca per il 2021 ha portato a un’ulteriore riduzione del
7,5 %.
La CGPM è un’organizzazione regionale di gestione della pesca, competente per la conservazione e la gestione degli stock ittici nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero. Il piano della CGPM per l’Adriatico ha ridotto lo sforzo di pesca demersale del 16 % nei primi due anni di attuazione. Per i principali stock demersali si prevede di raggiungere il massimo rendimento sostenibile entro il 2026 limitando lo sforzo di pesca annuale sulla base di pareri scientifici.