La progettazione e la costruzione dell’AC75

L’, con cui si è disputata la 36^ America’s Cup presented by PRADA, è un progetto estremamente innovativo. Una sfida entusiasmante per designer e velisti. Il risultato: una barca spettacolare e regate avvincenti.

Dopo le precedenti edizioni, disputate a bordo dei catamarani volanti AC72 (2013) e AC50 (2017), in questa competizione ha esordito una nuova classe di imbarcazioni, l’AC75. Si tratta di un monoscafo rivoluzionario di poco più di 23 metri di lunghezza, con due foil laterali, che naviga sollevato sulla superficie dell’acqua e raggiunge velocità superiori ai 50 nodi.
I progettisti hanno dovuto misurarsi con una sfida impegnativa, che li ha messi di fronte a un nuovo regolamento e un nuovo concetto di scafo.
La prima questione affrontata è stata relativa agli equilibri e alle forze in gioco che consentono alla barca un “volo” stabile e in linea retta.

Un altro aspetto importante su cui si sono soffermati ha riguardato la manovrabilità. Gli ingegneri hanno dovuto studiare attentamente le fasi di transizione tra un bordo e l’altro, per capire come effettuare le virate e le strambate volando in equilibrio sui foil.
Poiché il concept della nuova classe prevedeva un piano velico tradizionale, anziché l’ala rigida adottata sui catamarani, sono state eseguite approfondite ricerche per dimensionare la superficie delle vele e l’albero. Infine si è optato per la doppia randa che garantisce una maggiore efficienza e consente un’altezza dell’albero più contenuta.

Anche la grandezza e la forma dei foil arm è stata oggetto di un accurato studio, scaturito nel disegno che vediamo oggi sull’AC75. La parte anteriore del foil è uguale per tutti i team, mentre viene lasciata libertà di forme sulla zona posteriore, ovvero il bordo di uscita.
In una seconda fase, i progettisti di hanno lavorato sull’ottimizzazione della forma dello scafo, creando delle geometrie più aerodinamiche possibili, per ottenere il sollevamento sui foil già a basse velocità.
Barca 1 e Barca 2 sono state costruite nei cantieri Persico Marine di Bergamo, ma sono state terminate e assemblate rispettivamente presso la base di Cagliari e quella di .
Lo stampo su cui è stato modellato lo scafo è fatto in fibra di carbonio riciclata. Lo scafo invece è realizzato con un’anima in nido d’ape d’alluminio, utilizzato anche nell’industria aerospaziale, rivestito da pelli di carbonio. Questi elementi vengono incollati con delle resine epossidiche e portati a circa 80°C di temperatura per favorire la reazione chimica di reticolazione della resina, ovvero di irrigidimento.

I foil arm sono invece realizzati in piastre rigide di carbonio monolitico, come delle fette di torta, che vengono affiancate e incollate insieme una dopo l’altra, modellate con una macchina a controllo numerico e, infine, avvolte in un ulteriore strato di contenimento in carbonio, che viene a sua volta “cotto” per consolidarne la forma. Questa parte del foil arm è “one-design”, ovvero uguale per tutti i team.
Anche l’albero è in carbonio ed è “one-design” in termini di forma. Ogni team è libero di scegliere il costruttore e, soprattutto, decidere di rinforzarlo e irrigidirlo a sua discrezione, in funzione della tipologia di armo e dei carichi a cui è sottoposto.
Il timone invece è realizzato in carbonio e metallo. Secondo il regolamento, ogni team può produrne al massimo quattro.

Il progetto è stato estremamente innovativo, non solo nella ricerca delle geometrie più efficienti, ma anche per quanto riguarda il dimensionamento delle strutture, che sono state spesso modificate in corso d’opera, in base alla confidenza che giorno dopo giorno l’equipaggio ha acquisito nella conduzione di questo mezzo.
Al fine di monitorare i carichi e prevenire eventuali cedimenti strutturali, sulla parte interna dello scafo e sulle sue componenti, sono stati applicati degli estensimetri. Si tratta di sensori che calcolano le deformazioni delle varie parti dell’AC75. Inoltre tutte le volte che Luna Rossa rientrava nello shed dopo un’uscita in mare, è stata sottoposta a un minuzioso controllo delle strutture e delle componenti tramite uno specifico strumento che riesce ad individuare eventuali lesioni e deformazioni anche negli strati più profondi, non visibili a occhio nudo, una sorta di ecografia.
Il disegno dell’AC75 è un progetto ancora giovane. Sicuramente vedremo dei cambiamenti nelle geometrie dello scafo e delle wing, e molto di più nello sviluppo dei sistemi e nelle modalità di controllo delle vele, dei timoni e dei foil. È anche questo il bello dell’America’s Cup, un’entusiasmante sfida senza tempo, in cui la sperimentazione e l’innovazione sono all’ordine del giorno.

Foto: Giulio Testa