Presenti, tra gli altri, personalità di spicco come Sebastiano Venneri, vice presidente Legambiente; Claudio Mazza, vice presidente Fee Italia (bandiere blu); Antonio Di Natale, segretario generale Fondazione Acquario di Genova, Alberto Cappato, direttore Innovazione Sviluppo e Sostenibilità Porto Antico di Genova. Lo Stato Spazzatura, o Garbage Patch State, riconosciuto dall’UNESCO, ha già superato le dimensioni della Russia, grazie ai 159 milioni di tonnellate di plastica che si buttano in mare ogni anno. Ma non basta. Il cambiamento climatico, solo in Italia negli ultimi 50 anni, ha eroso 40 milioni di mq di spiaggia, l’equivalente di 12.000 stabilimenti balneari.
L’uomo sta segando il ramo (di mare) sul quale naviga.
Genova, 27 maggio 2021_Quarto appuntamento, ieri pomeriggio con gli Stati Generali Mondo Lavoro del MARE, la tre-giorni dedicata all’economia marittima, trasmessa da Genova e accessibile a tutti in diretta on line. Temi al centro del dibattito: Welfare, sostenibilità e ambiente, sfide e proposte nel settore del Mare.
La salvaguardia delle risorse naturali del mare, la minimizzazione dell’impatto dell’economia marittima e la rigenerazione degli eco-sistemi sono i tre temi di urgenza che si sono ritrovati con un’unanimità imbarazzante nelle parole di tutti gli intervenuti. Imbarazzante perché ne siamo responsabili tutti, di questa grande risorsa naturale del mondo e, in particolare, del nostro Paese. Chi produce sul mare, chi trasporta sul mare, chi ospita sul mare, chi consuma il prodotto del mare.
Il mare inizia qui, dalle azioni di ogni giorno
È lo slogan che Alberto Cappato, direttore Innovazione Sviluppo e Sostenibilità Porto Antico di Genova, vorrebbe scrivere sui tombini di Genova, come già succede in alcuni porti del Nord. Non buttare un rifiuto nel mare, buttarlo sulla passeggiata a mare non cambia le cose; dove finirà, se non in mare? Il mare inizia lì, nelle azioni che si compiono tutti i giorni in una zona marittima, ma anche lontano dal mare.
Il mare non è contenibile, incalza Sebastiano Venneri, vice presidente di Legambiente, quindi a poco servono le iniziative a compartimenti stagni, e le spiagge stanno finendo. Bisogna occuparcene subito o andremo incontro a gravissime perdite di competitività e disastri economici, oltre che naturalistici.
Quindi non è solo un fatto di coscienza, ma di tutela di una delle dimensioni di questo mondo: l’acqua. Mare, ma anche fiumi e, soprattutto laghi, in condizioni peggiori per il loro circuito chiuso. È ora di pensare a una regia condivisa tra tutti i protagonisti dell’economia marittima, una gestione integrata di tutti gli interventi dell’uomo che vive e lavora sul mare. Perché, se rispetto al passato ci sono molti più sistemi di controllo e le aree marine protette sono passate da 5 a 30 da quanto Legambiente è nata nel 1986, sono cambiati i fattori di aggressione.
Trenta anni fa il nemico era il petrolio, oggi sono le plastiche, specie le microplastiche che entrano nella catena alimentare facendo da tramite per altre sostanze inquinanti, e il cambiamento climatico che sta innalzando il livello del mare e determinando eventi meteoclimatici estremi a danno delle zone costiere. E non solo in Italia.
“Sono Ministro dell’unico Governo che non vede l’ora che sparisca il proprio Stato”: Antonio Di Natale, segretario Generale Fondazione Acquario di Genova, biologo esperto già consulente dell’ONU, è stato nominato ministro di quell’enorme Stato costituito da isole di plastica distribuite negli Oceani del Mondo, che ormai – se aggregate – superano le dimensioni della Russia, 17 milioni di km2. Ma atterrando nella vita di tutti i giorni, dalle alte sfere dell’ONU, Di Natale parla con calore del marchio ECOCRES, nato con l’obiettivo di certificare prodotti acquatici frutto di una produzione sostenibile.
L’ESG del mare ha ambizioni ampie ma i piedi per terra – perdonando il bisticcio nel caso dell’economia del mare: dal 2021 il marchio prevede 4 livelli per accogliere anche chi sta perseguendo l’obiettivo di ottenere il massimo della certificazione ma non ha ancora tutti i requisiti. Esattamente come accade con le aziende che pur non potendosi fregiare di un riconoscimento ESG possono però dimostrare di aver intrapreso un percorso virtuoso. Un grosso aiuto a una economia sostenibile molto apprezzata, per esempio, nel lusso.
La bandiera blu è l’obiettivo, ma quello che conta è il percorso
A pochi giorni dall’annuncio di 6 nuove bandiere blu attribuite quest’anno rispetto al 2020 a località marine e lacustri, con ben 15 new entries che, a cambiare la storia di questa certificazione, ameno nella sua parte italiana, quest’anno arrivano soprattutto dal Mezzogiorno, Claudio Mazza, presidente Fondazione Fee-Italia, concentra l’attenzione sul percorso più che sulla certificazione.
Un po’ come iscriversi all’Università: sai che ci vogliono anni per ottenere la certificazione della laurea, ma quello che conta è aver intrapreso il percorso che ti condurrà lì. Un percorso di consapevolezza e di lavoro di gruppo tra istituzioni – uffici del Comune che prima nemmeno si parlavano tra loro – associazioni ambientalistiche e cittadinanza. Perché salvare il mare significa salvare una risorsa di tutti. Tanto più di chi lavora sul mare.
“I cestini funzionano anche quando sono spenti”
Per Simone Molteni, direttore scientifico LifeGate, la consapevolezza su questi temi non è più un fatto di nicchia ma mainstream: “la gente vuole ritrovare questo valore nelle aziende e nelle marche.” L’esperienza che porta è significativa; quella del progetto Seabin, cestelli che si posizionano nell’acqua, inventati da due ragazzi australiani, in grado di filtrare 25 mila litri di acqua al giorno isolando le microplastiche. Cominciano ad essercene diversi in tutta Italia e a giudicare dall’esperienza della Darsena di Milano, centro della movida serale, il cartello che denuncia la presenza di un seabin già basta a ridurre la quantità di bicchieri, bottigliette e altri rifiuti che di solito popolano l’alba nelle acque della Darsena.
Guido Stratta, founder e CEO Ilmareintasca si ripromette di seguire gli stessi scopi lavorando sulla consapevolezza dei bambini e annuncia uno spettacolo itinerante, che verrà ospitato anche dall’Acquario di Genova, e che attraverso l’educazione dei piccoli mira a ridurre le microplastiche, preservare la biodiversità e promuovere la filiera corta nei consumi di pesce.
Per un’isola di plastica negli oceani, un’altra isola paradiso naturale alle Bahamas
È il caso di MSC Crociere, che per bocca del suo direttore Italy, Leonardo Massa, racconta la creazione di un paradiso naturalistico in un’isola noleggiata per 99 anni presso il Governo delle Bahamas. L’isola era una risorsa industriale altamente inquinata che durante gli ultimi quattro anni MSC ha bonificato e trasformato in un paradiso naturalistico, con tanto di area marina protetta costituita dal Governo delle Bahamas.
Gli ospiti delle crociere MSC possono visitarla per un’esperienza unica di un paradiso abitato quasi esclusivamente da tartarughe marine, dove non esistono alberghi né costruzioni di alcun tipo, salvo le poche abitazioni di chi ci vive. Per chi lavora grazie al mare, far bene al mare equivale a far bene a se stessi.
AAA Sponsor tombini intelligenti cercasi
A proposito, il progetto dei piombini che sussurrano ai cittadini di mare, del direttore Innovazione Sviluppo e Sostenibilità Porto Antico di Genova, Alberto Cappato, cerca uno sponsor, tra tante generose persone di mare.
Al seguente link è disponibile la registrazione integrale dell’evento: https://www.facebook.com/2322929877958090/videos/201885721659180