Pesca: Regolamento Ue 90/2021

Roma. Approvato il Regolamento Ue 90/2021 che stabilisce, per il 2021 le possibilità di pesca per alcuni stock e gruppi di stock ittici applicabili nel e nel Mar Nero. Sono regole che impongono l’adozione di misure di conservazione, tenendo conto delle relazioni del , tecnico ed economico per la pesca (CSTEP), conformemente agli obiettivi della (PCP). Le possibilità di pesca sono assegnate agli Stati membri in modo tale da garantire la stabilità relativa delle attività di pesca di ciascuno Stato membro per ciascun stock o ciascun tipo di pesca.

Il presente regolamento si applica ai dell’Unione che sfruttano i seguenti stock ittici: a) anguilla (Anguilla anguilla), corallo rosso (Corallium rubrum) e lampuga (Coryphaena hippurus) nel Mar Mediterraneo; b) gambero viola (Aristeus antennatus), gambero rosa mediterraneo (Parapenaeus longirostris), gambero rosso (Aristaeomorpha foliacea), nasello (Merluccius merluccius), scampo (Nephrops norvegicus) e triglia di fango (Mullus barbatus) nel Mar Mediterraneo occidentale; c) acciuga (Engraulis encrasicolus) e sardina (Sardina pilchardus) nel Mare ; d) nasello (Merluccius merluccius), scampo (Nephrops norvegicus), sogliola (Solea solea), gambero rosa mediterraneo (Parapenaeus longirostris), triglia di fango (Mullus barbatus) nel Mare Adriatico; e) gambero rosso (Aristaeomorpha foliacea) e gambero viola (Aristeus antennatus) nel Canale di Sicilia, nel Mar Ionio, e nel Mare di Levante; f) occhialone (Pagellus bogaraveo) nel Mare di Alborán; g) spratto (Sprattus sprattus) e rombo chiodato (Scophthalmus maximus) nel Mar Nero.

Il presente regolamento si applica anche alla pesca ricreativa (attività di pesca non commerciale che sfruttano le risorse acquatiche marine vive per fini ricreativi, turistici o sportivi); in particolare i pescherecci dell’Ue che praticano la pesca mirata della sardina e dell’acciuga nel Mare Adriatico non dovranno superare i 180 giorni di pesca all’anno. Di tali 180 giorni di pesca complessivi, un massimo di 144 giorni è assegnato alla pesca mirata della sardina e un massimo di 144 giorni alla pesca mirata dell’acciuga. Tale regolamento è in vigore dal 1° gennaio 2021 e l’intero settore ittico italiano, leva fondamentale di per l’Italia, ancora una volta, andrà in sofferenza.

Infatti, le misure di gestione decise per decreto (aumento delle giornate di fermo della nel 2021 rispetto allo scorso anno) dal Ministero della , Alimentari e Forestali e nel rispetto del nuovo regolamento Ue, sta già mettendo a rischio le imprese della pesca e l’occupazione, danneggiando anche le marinerie, le imprese di trasformazione, e l’intera filiera legata al comparto. La nuova disposizione prevede il raddoppio delle giornate di fermo pesca tecnico che segue i 30 giorni di fermo pesca biologico: uno stop che passa da 15 a 30 giorni per barche inferiori ai 24 metri e da 20 a 40 giorni per quelle di lunghezza superiore.


Osservazioni. La filiera ittica, lunga o corta che sia, riguarda l’attività stessa della pesca, la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti ittici, i servizi alle imprese, la produzione di reti e attrezzature per la pesca, le e la produzione d’impianti e apparecchiature nell’ambito più allargato del settore. Già, nel 1996, l’Ue di propria iniziativa introdusse un regolamento per calmierare le attività di pesca da parte degli Stati membri nel Mediterraneo. Ricordiamo che quando si parla di pesca nel Mediterraneo ci si riferisce essenzialmente all’Italia, perché Spagna e Francia svolgono le loro attività ittiche nel Mare del Nord e nelle acque dei paesi terzi extra mediterranei, secondo accordi commerciali negoziati dall’Ue. Dopo sono cresciute le flotte di pescherecci dei Paesi rivieraschi della sponda sud del Mediterraneo e del Medio Oriente.

Ora, sottoporre a regolamento più restrittivo, per preservare la fauna marina, un peschereccio italiano, quando altri pescherecci nord africani e turchi operano in modo indiscriminato con attrezzi di pesca invasivi e per tutti i giorni dell’anno, questo porterà sicuramente ad estinguere imprese ittiche italiane e la scomparsa della professione di pescatore. Per regolare la pesca nel Mediterraneo si pensò a un’aggregazione di tutti i Paesi terzi del Mediterraneo istituendo il Concilio Generale della Pesca del Mediterraneo (organismo della FAO) che nasce con il limite di ordinare solo raccomandazioni non vincolanti e non regole. Oggi, si parla di creare una partnership dei Paesi mediterranei con un regolamento condiviso e vincolante; difficile da realizzare perché favorirebbe solo l’Italia.