BRINDISI – “Al giorno d’oggi soffriamo di un’idolatria quasi universale per il gigantismo. Perciò è necessario insistere sulla virtù della piccola dimensione, almeno dovunque essa sia applicabile”: era il 1973 e così scriveva il teutonico Ernst Friedrich Schumacher nel suo pamphlet economico dal titolo “Piccolo è bello”. A distanza di oltre quarant’anni, almeno nel settore navale, si ha il sentore che l’unica strada battibile sia appunto quella del gigantismo.
Navi non solo più grandi ma anche più intelligenti: è questa l’intima convinzione di Oskar Levander, vice presidente all’innovazione di Rolls Royce Marine, intervistato qualche giorno or sono dai colleghi di “World Maritime News”. “Il primo stadio di questo cammino, dichiara Levander, è quello di lanciare, entro il 2020, le prime navi a controllo remoto che siano in grado di operare su bacini acquei locali. Nel lustro successivo, contiamo di testare le navi a guida autonoma in mare aperto per poi passare, nel 2030, ad esperimenti oceanici a lunga distanza”.
Stati come Singapore, ad esempio, consentiranno la navigazione entro le proprie acque territoriali per la sperimentazione delle tecnologie a guida remota. A sentire dalle parole di Levander, sembrerebbe che le nuove tecnologie verranno impiegate, prima di tutto, sui rimorchiatori nonché sui traghetti c.d. “road ferry” poiché, in tali casi, i registri navali parrebbero più propensi a rilasciare speciali deroghe.
“Le tecnologie necessarie per la guida remota, sottolinea Levander, sono oramai una realtà mondiale: il mercato dei sensori di controllo navale è in costante evoluzione sebbene, d’altro canto, siano ancora allo studio appositi algoritmi che supportino i processi decisionali di gestione della navigazione a controllo remoto”.
Il passaggio più delicato, ça va sans dire, riguarderà giocoforza gli aspetti normativi nonché occupazionali. Sul primo versante, si registra come saranno necessarie delle modifiche normative in seno all’IMO. Lo stesso mondo assicurativo dovrà sviluppare dei criteri di valutazione dell’affidabilità del naviglio a guida remota prima di assumere qualsivoglia rischio legato alla navigazione (ad esempio, le polizze sul carico). Ciononostante, secondo Levander, “saranno molteplici i benefici generati dalla navigazione a guida autonoma.
Al netto della coeva congiuntura, caratterizzata da un eccesso di stiva nonché da un progressivo disimpegno delle istituzioni bancarie nello shipping, le future navi potranno ridurre l’alea di incidenti per mare. A giudicare da uno studio reso dalla compagnia assicurativa Allianz, nel solo anno 2012, gli incidenti navali sono stati causati, in una misura oscillante tra il 75 ed il 96%, dal fattore umano”.
Per di più, la guida remota dovrebbe condurre ad una rivisitazione stessa del concetto di nave, intervenendo su parametri quali la capacità di carico, l’idrodinamica, la resistenza al vento. “Ad esempio, potranno essere rimossi, causa l’assenza di equipaggio, i sistemi di ventilazione, di riscaldamento e di depurazione attualmente impiegati. Le navi da carico potrebbero arrivare, secondo alcune stime, a consumare oltre il 20% in meno rispetto agli standard attuali”.
Sul versante occupazionale, invece, si addensano già i mugugni delle confederazioni sindacali marittime internazionali. Tuttavia Levander si mostra fiducioso a tal uopo, ritenendo che il cambiamento culturale dettato dalla navigazione a guida remota possa essere meno traumatico che mai: “certamente si assisterà ad una maggiore professionalizzazione, qualificazione nonché ricollocazione degli operatori marittimi. Cambieranno persino le abitudini della marineria internazionale, si lavorerà più in banchina e meno a bordo. Allo stesso tempo, la navigazione a guida remota non potrà essere applicata uniformemente ad ogni tipologia di traffico. Vi sono settori come quello crocieristico, ad esempio, che richiedono e richiederanno sempre capitale umano a bordo delle navi poiché il cliente esige fiducia, rassicurazione”.
Al termine dell’intervista, Levander chiosa con un occhio di riguardo ai sempre più frequenti fenomeni di pirateria: “le navi a guida remota potrebbero essere meno sensibili ad attacchi di pirateria in quanto potrebbero esser costruite in un’ottica tale da rendere difficile l’imbarco di estranei. Quandanche i pirati salissero a bordo della nave, dalle centrali terrestri di comando si potrebbe immobilizzare la nave. Inoltre, sarebbe pressochè azzerato il rischio di prigionia dell’equipaggio, da sempre spina nel fianco degli armatori. Certo, la cybersecurity dovrà essere implementata ancora più contro potenziali rischi di frode ma, assicura Levander, Rolls Royce è pronta a mettere sul piatto oltre vent’anni di esperienza pregressa maturata sia nel campo della sicurezza nucleare che di quella aeronautica”.
Stefano Carbonara