Il ritiro del piano industriale di Fincantieri era, secondo il ministro per lo Sviluppo economico, un passaggio obbligato. “L’azienda si è dimostrata disponibile” ha detto il ministro a margine dell’incontro con il vicepresidente della Repubblica popolare cinese Xi Jinping.
“D’altra parte – ha continuato Romani – non possiamo sottostimare la crisi della cantieristica. L’85% in meno di ordini su Fincantieri sono un dato di fatto. Dobbiamo ristrutturare, dobbiamo riconvertire, ma questo lo possiamo fare solo in accordo con le istituzioni locali e con le organizzazioni sindacali”.
Questa la soluzione, secondo il ministro per evitare i 2500 licenziamenti previsti dal piano che oggi, mentre gli operai manifestavano nelle piazze, è stato sospeso: ad annunciarlo, proprio durante i cortei di protesta, è stato l’amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono.
Tra reazioni positive e scettiche, e varie richieste di precisazione sulle reali intenzioni dell’azienda, qualche risposta più precisa si attende dall’incontro previsto martedì tra le parti coinvolte e il vice presidente Tajani a Strasburgo.
Salvatore Carruezzo