Da giovedì 2 giugno nel Padiglione Aeronavale del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci sarà esposto il Leone di Caprera, la piccola baleniera protagonista nel 1880 di una memorabile traversata oceanica condotta dall’Uruguay all’Italia da tre coraggiosi marinai italiani.
Dopo un lungo e delicato lavoro di restauro conservativo realizzato da ARIE, Associazione per il Recupero delle Imbarcazioni d’Epoca, il Leone di Caprera è stato in mostra nell’Ottagono della Galleria Vittorio Emanuele II di Milano dal 16 al 24 marzo scorso per le celebrazioni del 150º dell’Unità d’Italia, ammirato anche dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il Leone di Caprera è la testimonianza del valore e dell’amor di patria di tre uomini coraggiosi e per questo si collega al percorso “15 oggetti per 150 anni”, lo speciale itinerario inaugurato lo scorso 17 marzo per celebrare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia.
Il percorso raccoglie alcune delle invenzioni, delle scoperte, delle ricerche, delle tecnologie e delle industrie italiane che negli ultimi centocinquant’anni hanno contribuito a cambiare la nostra vita quotidiana e il nostro modo di guardare e conoscere il mondo. Un viaggio attraverso le storie e i personaggi che hanno rappresentato importanti momenti di svolta, tra brevetti contesi, grandi riconoscimenti mondiali, sperimentazioni in laboratorio e produzione industriale. Nella giornata di giovedì 2 giugno sarà possibile partecipare a visite guidate al Leone di Caprera e al percorso tra le collezioni del Museo “15 oggetti per 150 anni” con gli oggetti del Dipartimento Trasporti. L’iniziativa rientra nell’ambito delle celebrazioni del 150º anniversario dell’Unità d’Italia ed è in collaborazione con: Comune di Milano – Cultura; Civiche Raccolte Storiche Palazzo Moriggia Museo del Risorgimento.
Storia del Leone di Caprera
Il Leone di Caprera, il cui nome è una dedica all’eroe dei due Mondi, è un piccolo ‘guscio di noce’ di soli 9 metri di lunghezza a bordo del quale Vincenzo Fondacaro, Orlando Grassoni e Pietro Troccoli affrontarono l’Oceano Atlantico in un’impresa ritenuta impossibile per l’epoca. Le motivazioni che spinsero questi marinai a compiere tale impresa sono indicate dal Comandante della spedizione, Vincenzo Fondacaro, nel diario di bordo scritto in lingua inglese durante i tre mesi di navigazione e dato alle stampe nel 1881 ‘per i Tipi di Alessandro Lombardi’.
Secondo il Comandante Fondacaro la traversata del Leone di Caprera avrebbe celebrato l’orgoglio e le capacità dei marinai italiani messe in dubbio dai membri delle Marine internazionali dopo la sconfitta della flotta italiana nella Battaglia di Lissa (1866) contro l’Impero Austro-Ungarico.
– L’impresa avrebbe allo stesso tempo confutato la concezione generale che attribuiva alla Marina inglese il predominio sui Mari.
– In segno di affetto e di amore per la Patria, i tre marinai avrebbero portato un album con le firme degli italiani emigrati in Sud America a Giuseppe Garibaldi. Il suo ricordo, infatti, era ancora vivo presso la colonia italiana in Uruguay, paese nel quale il generale visse e combatté nel 1842.
– L’impresa si proponeva anche uno scopo scientifico: dimostrare l’efficacia dell’olio sul mare in burrasca.
Ecco spiegato il perché dei cento litri di olio a bordo, utili per placare le violente onde oceaniche in caso di emergenza. I nostri tre connazionali diedero felice compimento alla traversata e, nonostante la perdita dell’unica bussola a bordo dopo pochi giorni di navigazione e passati circa tre mesi in mezzo all’Oceano, il 9 gennaio 1881 raggiunsero Las Palmas, dove ricevettero i dovuti festeggiamenti. Fecero poi rotta su Gibilterra e toccarono Malaga. Non potendo però proseguire per mancanza di fondi e di aiuti, caricarono l’imbarcazione su un vascello inglese e con esso fecero il loro ingresso nel porto di Livorno il 9 giugno 1881.
In Patria i tre marinai non ricevettero gli onori sperati e i nostri Regnanti dimostrarono di non comprendere appieno il significato di questa straordinaria impresa, né le grandi capacità marinare espresse, né quel gesto di coraggio mosso da un così profondo amor di Patria. Fondacaro, Troccoli e Grassoni caddero di nuovo in ristrettezze economiche. Delusi dall’accoglienza ricevuta, i tre non ebbero alternativa se non quella di riprendere la via dell’emigrazione. Vincenzo Fondacaro morì nel 1893 in Oceano durante una successiva traversata, Orlando Grassoni si spense nel 1901, da poco rientrato in Patria, e Pietro Troccoli morì a Montevideo nel 1939, narrando ancora, con l’ultimo filo di voce, del suo viaggio alla figlia.
L’imbarcazione venne esposta nel laghetto della Villa Reale di Monza per essere mostrata al Re Umberto I quindi presentata all’Esposizione Universale di Milano nel luglio 1881, successivamente fu trasportata all’Arsenale di Venezia. Dal 1932 entrò a far parte del Civico Museo Navale Didattico di Milano e fu ospitato presso il Castello Sforzesco. Nel 1953 il Leone di Caprera fu trasferito nei chiostri del Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, dove rimase fino all’agosto del 1995, momento in cui venne trasportato a Marina di Camerota (Salerno) per essere ricoverato ed esposto al pubblico presso la grotta di Lentiscelle.
Il progetto di restauro museale, concepito e promosso da ARIE (Associazione per il Recupero delle Imbarcazioni d’Epoca) con i fondi concessi dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare al Comune di Camerota, prese il via venerdì 23 marzo 2007 con il trasporto dell’imbarcazione dalla grotta di Lentiscelle a Livorno per l’inizio dei lavori di restauro che si sono conclusi il 9 giugno 2009 con il “varo museale” della storica imbarcazione. Gli interventi di restauro conservativo-museale sono stati effettuati sotto la direzione del Comitato tecnico-scientifico di ARIE presieduto da Stefano Faggioni dello Studio Faggioni Yacht Design di La Spezia che ha seguito e diretto le delicate fasi di restauro del cimelio.
I lavori sono stati svolti presso il cantiere ‘Old Fashioned Boats’ di Francesco Crabuzza. ARIE ha beneficiato dell’alto Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali conferiti per il recupero e il restauro di questo bene storico che, oltre ad essere ‘unico’ per tipologia e costruzione, è testimone di una straordinaria storia di amor di Patria.