(Sky line Porto of Rotterdam: foto archivio IL Nautilus)
Alcuni concetti di gestione e ottimizzazione dei flussi di traffico fanno leva su nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale (IA), permettendo di sperimentare nel contesto portuale questi nuovi concetti
Rotterdam. I porti smart dell’Europa settentrionale stanno progettando il passaggio strutturale dai “sistemi portuali”- del secolo scorso e superati – alla “smart port network” che ottimizza le modalità di trasporto multipla e consente a tutti i partecipanti di beneficiare di costi inferiori e velocità di consegna merce più elevate, aumentandone la competitività.
Il settore dell’e-commerce globale sta aumentando ogni trimestre e, di conseguenza, devono essere costruite navi adeguate per soddisfare la crescente domanda; ed è noto che il mercato non aspetta le decisioni di una “burocrazia” governativa portuale, cieca di un futuro e lenta nel decidere se costruire una banchina, effettuare dei dragaggi, perché questo di fatto declina la “fine” mercantile di un porto.
Ora, per definizione, un porto “smart”è un porto che utilizza Internet of Things (IoT), Intelligenza Artificiale (AI), blockchain e big data per rendersi efficiente e in grado di gestire grandi volumi di merci.
Nel 2020 la Coalizione Olandese per l’Intelligenza Artificiale (NL AIC) aveva creato un gruppo di lavoro per il settore portuale e marittimo, con la collaborazione del Porto di Rotterdam e la Technical University of Delft.
NL AIC si concentra su cinque ‘building blocks’ essenziali, tra cui lo scambio di dati, il fattore umano, l’innovazione, e le start-up per potenziare l’innovazione dell’IA in vari settori.
Il Porto di Rotterdam già usa l’IA nelle sue operazioni di manutenzione.
Ma l’IA ha un grande potenziale anche nell’accelerare la transizione energetica nei porti, rendendo le operazioni più efficienti e sostenibili e nella gestione dei flussi energetici e nella produzione diffusa di elettricità rinnovabile nel porto stesso, attraverso, per esempio, i ‘virtual power plants’.
Infatti, la transizione energetica richiederà l’aggiornamento delle infrastrutture energetiche del porto, e ci sarà una forte domanda per ottimizzare i flussi energetici e ridurre il fabbisogno di energia nelle attività portuali con l’uso, per esempio, delle ‘smart grids’ (reti agili).
Tra i porti italiani, spicca il porto di Trieste, dove si prevede il lancio di una smart grid dal 2026, ma con risultati visibili già dal prossimo anno, a seguito di un progetto di 18 milioni di euro finanziato all’interno del PNRR.
Molti porti stanno già sfruttando l’IA per ottimizzare le operazioni logistiche, riducendo l’impronta di carbonio. Nel 2020, HPC Hamburg Port Consulting ha implementato una soluzione basata sul ‘machine learning’ al Terminal Burchardkai di HHLA ad Amburgo (Germania) per migliorare l’efficienza delle operazioni, riducendo significativamente i tempi di movimentazione dei container e il consumo energetico, e contribuendo alla potenziale riduzione delle emissioni di gas serra.
L’IA e il machine learning possono prevedere la durata delle operazioni basandosi su dati storici e variabili come le condizioni meteorologiche, e reagire in tempo reale ai cambiamenti. Queste tecnologie hanno già portato benefici significativi in porti come Tanjung Priok (Indonesia), accorciando i tempi di attesa delle navi e le distanze percorse nei terminal.
Con l’evoluzione dell’IA, si prevede un ulteriore miglioramento nella gestione dei posti di attracco, delle operazioni logistiche a terra, e nella previsione dell’arrivo delle navi (ETA e way-point), contribuendo a una navigazione più intelligente e sostenibile.
È importante notare, inoltre, che parte della domanda di energie a zero o basso contenuto di carbonio dovrà essere soddisfatta tramite l’importazione per mezzo di vettori chimici come l’ammoniaca e l’idrogeno. In questo contesto i porti svolgeranno un ruolo critico.
L’interesse per il commercio internazionale di idrogeno é cresciuto rapidamente, a seguito della guerra in Ucraina e della transizione verde. L’UE ha aumentato l’obiettivo di idrogeno nel suo mix energetico a 20 milioni di tonnellate all’anno entro il 2030, con le importazioni che copriranno il 50% di questi volumi. Anche se parte di queste importazioni avverranno tramite gasdotto, come attestato dagli investimenti strategici di Snam verso l’Algeria e la Tunisia, i porti offrono un vantaggio di flessibilità a fronte della crescente incertezza geopolitica e dei tempi lunghi per la costruzione di nuove infrastrutture di importazione.
Nel contesto, quindi, di una crescente complessità delle catene del valore dei vettori di energia a basso contenuto di carbonio, come l’idrogeno, i porti assumono un ruolo critico come snodi strategici per l’importazione e l’impiego delle energie rinnovabili, e quindi anche come centri di innovazione.
L’integrazione dell’intelligenza artificiale nei porti non solo potenzierà l’efficienza delle operazioni portuali, ma potrebbe giocare un ruolo chiave nella transizione energetica, contribuendo alla loro centralità come motori di sviluppo sostenibile e innovazione nel contesto europeo.
La visione di un futuro energetico sostenibile, supportata da tecnologie all’avanguardia, è ormai all’orizzonte, ma senza i porti la rivoluzione verde potrebbe diventare una rivoluzione mancata.