L’occasione per rappresentare ‘conoscenze diverse’
Brindisi. Una rappresentazione, quella posta sulla facciata degli ex.capannoni della Saca, riproducendo un mese del calendario della Marina Militare in onore della Brigata San Marco di stanza a Brindisi, ha un senso e un significato da evidenziare in occasione del G7 che si svolgerà a Brindisi, dal 13 al 15 giugno.
Senza entrare in spericolate investigaxzioni di chi sono le colpe dell’iniziativa – a Brindisi si strumentalizza tutto e tutti – rimane l’immagine che esprime il senso, espressione di di una ‘forza militare dello Stato, ed un significato, un ‘potere marittimo’ di uno Stato-nazione da rispettare; immagine posta all’ingresso di una ‘zona militare’ per onorare – anche con una cena – la più alta carica dello Stato, il Presidente della Repubblica e Capo delle Forze armate, insieme ai Grandi del mondo.
Il concetto di potere, compreso quello marittimo, è diverso da quello di sovranità che prevede un popolo e un territorio ben definiti e per lo storico, Domenico Bonamico, il potere marittimo rappresenta il complesso delle energie marittime di un paese: militari, mercantili, portuali e industriali, inclusive dei settori pubblico e privato, nel rafforzamento di un’economia con visione sistemica.
In un’era, quella del digitale, si comprende il ruolo raggiunto dalle informazioni e dai big-data la cui gestione è sì ‘fonte di potere dominante’ e attraverso la quale alcuni Stati-nazione, si veda la Cina, non solo impongono, ma traggono le indicazioni per gestire le crisi, sociali, economiche e ambientali, con uno ‘stato di sorveglianza’ continua; soprattutto in questo periodo in cui il commercio sta sostituendo la guerra.
In questo contesto, stanno avendo un ritrovato successo, le sempre attuali idee del Cap. di Vascello, Alfred T. Mahan (1840-1914), insigne studioso e noto teorico americano del Potere Marittimo, basate prevalentemente sul concetto di ‘sea power’ e sull’influsso della storiografia marittima – Brindisi ne ha tanta da mostrare – quale chiave di lettura delle relazioni internazionali.
Infatti, ancora oggi, gli Stati-nazione competono, in una condizione non bellica, per sottrarre il dominio e il controllo del mare agli altri. Dominio inteso quale possesso, ma anche sorveglianza di rotte e stretti, oltre che di generazione di Zone Economiche Esclusive, reali o presunte. Per il capitano economista Mahan le potenze marittime erano avvantaggiate perché in grado di distruggere i commerci delle potenze continentali e perché esercitavano la ‘proiezione di potenza’, tramite le basi navali a supporto sia dell’attività bellica, sia mercantile, su vari territori del globo.
Nella geopolitica, il ‘sea power’ e la componente navale, espressa nell’immagine del San Marco, agiscono insieme ai settori imprenditoriali, finanziari ed economici per garantire loro sicurezza e prosperità dello Stato-nazione e soprattutto nel mantenere la pace.
Le nuove minacce – che si svilupperanno tra intelligenza artificiale, cybersecurity, machine learning, industria 4.0, 5G, bilancia commerciale, investimenti diretti esteri, fondi sovrani, ecc. – renderanno il contesto internazionale non solo mutevole, ma non ben delineato nella classica dicotomia amico-nemico.
In questo scenario tecnologico e del digitale, il mare – con le sue le rotte, gli stretti, i cavi di comunicazione, le pipeline energetiche, le Zone Economiche Esclusive, le filiere, ecc. – resterà un elemento fondamentale della competizione economica da presidiare con cura, ovunque si trovino gli interessi nazionali. Dalla loro messa in sicurezza, intesa altresì quale deterrente psicologico, si determinerà la sopravvivenza e il successo del sistema economico italiano nel mondo, ma anche il mantenimento del benessere sociale interno.
Il Capitano di Vascello Alfred Thayer Mahan, con la sua opera editoriale di successo – The Influence of Sea Power Upon History – pubblicata nel 1890, analizza gli avvenimenti occorsi sul mare e sulla terra dal 1660 al 1783. Dal punto di vista semantico, Mahan non diede una definizione chiara del Potere Marittimo, ma scrisse che il dominio del mare (Command of the Sea) è “… il possesso di quell’autoritario Potere Marittimo che scaccia la bandiera nemica dai mari … e che, controllando la grande proprietà comune, il mare, chiude le vie attraverso le quali il commercio si muove da o verso le coste nemiche”. Secondo Mahan, lo strumento per raggiungere l’obiettivo del dominio del mare, in sostanza il controllo delle comunicazioni marittime, diventa il Potere Marittimo (Sea Power), esercitato dal connubio fra Marina Militare e Mercantile, assieme alle industrie e alla struttura economico-finanziaria che le sostengono.
The Influence of Sea Power Upon History di Alfred Thayer Mahan è un’opera rivoluzionaria e influente che esplora il profondo impatto del potere navale sul corso degli eventi mondiali. Mahan, rinomato Ufficiale e stratega della Marina, presenta un’analisi completa del ruolo fondamentale che le forze marittime hanno svolto nel corso della storia. In questo volume fondamentale, i lettori vengono condotti in un viaggio avvincente attraverso secoli di guerra navale, diplomazia ed esplorazione. Mahan esamina le strategie e le tattiche impiegate dalle grandi potenze marittime, dalle antiche civiltà di Grecia e Roma all’Impero britannico e oltre. Si addentra nell’importanza del predominio navale nel dare forma ad alleanze politiche, rotte commerciali e all’ascesa e alla caduta degli imperi.
Il nuovo libro di Nicholas Lambert, il ‘Neptune Factor‘ è una brillante aggiunta a questa tradizione intellettuale. Serve come punto di partenza per studiosi e marinai, esortandoli ad espandere la strategia di Mahan per affrontare le sfide volatili del ventunesimo secolo. Nel mondo interconnesso di oggi, è fondamentale incorporare le questioni geoeconomiche nella nostra pianificazione strategica. Ma non è tutto. Il libro evidenzia anche la necessità di integrare nuovi concetti come la sicurezza informatica, l’uso delle risorse spaziali e l’implementazione di veicoli senza equipaggio marittimi subacquei e di superficie nella nostra tecnologia navale. Le minacce ambientali che danneggiano sempre più gli oceani – inquinamento, pesca illegale, riscaldamento globale, scioglimento dei ghiacci e plastica – devono essere affrontate in modo completo ed olistico.
Il ‘Neptune Factor’ è il primo tentativo di spiegare come la definizione di potenza marittima di Mahan sia cambiata nel tempo. Lungi dal presentare la potenza marittima in termini di combattimento, come spesso si pensa, Mahan la concettualizzò in termini di economia. Partendo dalla convinzione che il commercio internazionale trasportato attraverso gli oceani del mondo fosse il singolo più grande motore della ricchezza nazionale (e quindi del potere) nella storia, Mahan spiegò la potenza marittima in termini di regolamentazione dell’accesso al ‘comune’ e influenza sui flussi del commercio transoceanico.
Ed allora, l’invito è comprendere che la relazione critica tra le Marine (Militare e Mercantile) ed economia internazionale (socolo blu) è una ragione tornata ad essere importante. Mi riferisco all’economia della conoscenza che rimane sempre espressione di ‘potere di libertà’.
L’immagine della Brigata San Marco è espressione di una competenza trasversale italiana dedida ad orientare qualche distratto nel conoscere che l’Italia è Stato-nazione cooperante in un contesto europeo e non solo Mediterraneo, nella difesa di un ‘potere marittimo’ per salvaguardare il proprio commercio e quello degli alleati.