Venezia punta sull’intermodalità e formazione

AdSPMAS, Di Blasio

(Foto archivio Il )

Il porto di Venezia ha e continua ad avere un ruolo che diventa particolarmente cruciale e la Capitaneria di Porto con la sua ordinanza 20/2024 aumenta l’operatività di Porto Marghera

Venezia. I porti lagunari, anche se sono inseriti in un contesto urbano artistico e ambientale peculiare in ambito nazionale, restano però centrali nello sviluppo del territorio sul piano economico.
“Essere porto a Venezia e Chioggia – sottolinea il presidente dell’, – ha un livello di difficoltà in più: siamo collocati all’interno della laguna dal punto di vista ambientale; ci sono una serie di leggi che presiedono ulteriormente il nostro operato in modo rispettoso riguardo alla morfologia delle barene (ecosistema caratteristico della laguna veneta con tratti unici al mondo) che sono all’interno della laguna e dall’altra c’è tutto l’aspetto dell’essere all’interno di un luogo che ha un patrimonio storico artistico architettonico inimmaginabile. Il lavoro che stiamo facendo oltre a tutta la parte legata alle crociere in seguito all’istituzione del commissario che io rappresento sono state spostate in aree lontane dai monumenti nazionali che sono le vie d’acqua che consentono l’accesso alla città di Venezia dal lato storico”.

Ad esempio, aggiunge Di Blasio, “stiamo lavorando adesso per una maggior interconnessione tra il porto e la città. Abbiamo lanciato un progetto molto importante che si chiama Waterfront di Venezia e di Chioggia, uno studio di fattibilità tecnico economica che ridisegna le parti di confine tra il porto e la città soprattutto con l’ambizione di creare un mix di funzioni che sono più strettamente portuali, ma sono anche legate alla possibilità di valorizzare le competenze, di creare spazi per i giovani, per le comunità locali, per migliorare l’accessibilità e quindi creare delle città portuali più vivibili”.
L’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale sta puntando su una maggiore efficienza grazie allo sviluppo dell’intermodalità, occupazione e formazione.

“A Venezia – rileva Di Blasio – abbiamo fatto una proposta e l’abbiamo fatta insieme alla vicepresidente della Regione del Veneto e assessore alle Infrastrutture e Trasporti, Elisa De Berti. Un anno e mezzo fa, abbiamo siglato un patto per le infrastrutture del Veneto e siamo riusciti per la prima volta a mettere insieme i porti di Venezia, di Chioggia, tutti gli interporti e tutti gli aeroporti. La finalità era proprio quella da un lato di essere presenti sui mercati nazionali e internazionali in occasione degli eventi fieristici come infrastrutture del Veneto e dall’altro di cooperare e di collaborare su una serie di priorità orizzontali che riguardano le grandi sfide che ogni hub logistico e portuale ha davanti a sé: parlo di energia, parlo di sostenibilità ambientale, di digitalizzazione e di protezione degli attacchi cyber”.

Sul fronte dell’occupazione per Di Blasio “il porto di Venezia ha e continua ad avere un ruolo che diventa particolarmente cruciale. Si sta ripensando la possibilità e la capacità di offrire a Venezia in questa fase un’alternativa alla monocultura legata ai servizi turistici”.

Il porto, nella nuova visione dell’AdSPMAS, si sta orientando a introdurre la sostenibilità ambientale nella propria normale declinazione delle opere pubbliche: “questa è la vera alternativa – sottolinea Di Blasio – perché nel nostro porto ci sono attività che lo rendono un hub portuale, energetico e anche industriale e logistico”.

Un luogo in cui le funzioni portuali sono improntati in più segmenti a piu livelli e quindi non solo scambi di merci, ma realizzzare anche una dedicata connessione con tutto il mondo della formazione.
Infatti, Venezia è sede di un Istituto Tecnico Superiore (ITS), di un Centro di Formazione Logistica, quali centri di alta formazione che generano competenze standard a livello internazionale e quindi ‘il porto’ come ‘luogo’ capace di creare una forte connessione tra le opportunità che vengono dal territorio.

“Le competenze che servono oggi ai porti in generale ma noi in particolare non sono più soltanto competenze legate alla movimentazione delle merci ma – rileva Di Blasio – servono competenze di carattere ingegneristico, ambientale, digitale, meccanico e tutta la filiera che noi stiamo cercando di alimentare con delle collaborazioni con l’Università e in particolare quelle presenti a Venezia: l’Università Ca’ Foscari e Iuav. Sono quelle che abilitano la nostra maggior capacità di esser un’opportunità anche per chi vuole lavorare e rimanere in questo territorio”.

Ultimamente, nel corso di una riunione tenutasi presso la Capitaneria di Porto di Venezia, il Direttore Marittimo, Ammiraglio Filippo Marini, ha illustrato alla comunità portuale le innovazioni che, con l’emanazione dell’ordinanza 20/2024, vengono introdotte nel locale regolamento di sicurezza portuale, a seguito degli esiti della valutazione dei rischi promossa dall’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale, nell’ambito del progetto “Channeling the green deal for Venice”, delle risultanze dei nuovi rilievi batimetrici effettuati lungo i canali lagunari marittimi e dai dati raccolti in occasione delle manovre navali in deroga che sono state autorizzate, nel tempo, dalla Capitaneria.

Tra le novità di maggior rilievo, tali da far incrementare i livelli di operatività di Porto Marghera, va sottolineata la possibilità, per le navi di lunghezza fino a 180 metri e con merci pericolose a bordo, di navigare anche nell’arco notturno, a condizione che i canali portuali siano delimitati da segnalamenti marittimi approvati. Ciò comporterà l’estensione della navigazione lungo il Canale Malamocco-Marghera di circa due ore.
I rappresentanti di AdSP e della comunità portuale presenti alla riunione hanno unanimemente espresso l’apprezzamento per lo sforzo di studio ed analisi compiuto dall’Autorità Marittima, al fine di incrementare l’operatività nautica del porto, pur mantenendo inalterati i livelli di sicurezza della navigazione e di salvaguardia dell’ambiente.