(Alessandro Santi, Luca Telese, Giulio Sapelli, Francesco Ferrari; Foto Ufficio Stampa)
Porto Italia: “la grande sfida per conquistare un ruolo centrale nel commercio mondiale”
Taranto. Al prof Giulio Sapelli il compito per spiegare la funzione dei porti nel mondo che cambia. Giulio Sapelli, politico dell’economia, accademico, nella sua relazione ha definito i porti “la vera dinamite” sui mercati internazionali, commentando i punti salienti della relazione del presidente Alessandro Santi.
Un sistema di relazioni internazionali, oggi più che mai, sta segnando un orizzonte di cambiamenti epocali – se la politica conoscesse la storia: cambiamenti epocali che vedono l’affermazione sempre più convinta dell’India come riferimento del commercio e dell’economia mondiale; un declino comunque difficilmente arrestabile della Cina, ancorché tutt’oggi presente indirettamente anche in quei paesi asiatici che sembrano averle eroso parte di quote produttive industriali e equilibri a dir poco fragili connessi ad esempio con la Via del Cotone, (India, Arabia Saudita, Israele, Sud Europa) di cui, almeno prima dell’esplodere del conflitto di Gaza, era accreditata di enormi potenzialità.
Quale può essere e quale sarà il ruolo dell’Italia – ha continuato Sapelli – in questo scacchiere internazionale, caratterizzato da superpoteri internazionali dai quali l’Italia è molto meno dipendente ad esempio rispetto a quanto accade in Germania. In questo scenario, è stato richiamato il ruolo dei porti e dei traffici marittimi e dei porti che rappresentano – come ha sottolineato più volte il presidente di Federagenti nella sua relazione – il più importante asset del sistema Paese.
L’Italia ha oggi bisogno di scegliere autonomamente quale formula di politica portuale perseguire (specie in un Mediterraneo che la può vedere protagonista) senza inseguire schemi che vanno bene per i paesi del Nord Europa o per la Spagna, ma che non sarebbero adeguati al livello di sfida che l’Italia ha le potenzialità di vincere.
Porto Italia, una portualità diffusa lungo tutte le coste italiane – ha declinato il presidente Santi di Federagenti – che trovi sintesi decisionale e strategica in una cabina di regia nazionale pubblico-privati in grado di fornire indicazioni di priorità strategica anche in tema di infrastrutture, di logistica indotta, di governance.
“Una cabina di regia che si muova – come affermato da Santi – su una visione unitaria e centrale, un controllo statale della risorsa demaniale e delle scelte strategiche su di essa attraverso un modello da applicare che sia personalizzato, “made in Italy’ potremmo dire, che sappia cioè cogliere le peculiarità italiane e le opportunità che derivano da esperienze di altri paesi senza esserne soggiogati”.
“Abbiamo bisogno di una più forte collaborazione ed interazione tra pubblico e privato sia a livello di investimenti strategici (nel perimetro dello strumento concessorio) che a livello di governance delle AdSP; abbiamo bisogno di una regia nazionale in seno al MIT che diventi la cabina di regia operativa per le AdSP, che ne garantisca efficienza e coordinamento, armonizzazione delle regole per una giusta competizione e cooperazione tra le AdSP, soprattutto in questo momento dove il fenomeno della verticalizzazione è sempre più spinto, che sappia dirimere ed eliminare sovrapposizioni di competenze (Art, Agcm, Anac,Mit), garantire percorsi normativi standard per procedure ricorrenti, ad esempio tutte le pratiche di autorizzazione ambientale, farsi interfaccia del CIPOM in maniera bidirezionale per l’attuazione del piano del Mare per la parte della portualità”.