Sindacati, Assiterminal e Associazione imprese portuali dichiarano lo stato di agitazione
Roma. Il primo segnale era stato dato dai sindacati di settore: “Siamo pronti a proclamare lo stato di agitazione dei lavoratori di tutti i porti del nostro Paese con la previsione di arrivare anche una specifica azione di sciopero affinché ci possa essere un rapido ravvedimento per portare a conclusione l’iter legislativo a favore della portualità del Paese”. Questa è stata la prima dichiarazione di Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, dell’altro ieri, a sostegno dell’emendamento al Decreto ‘Sostegni bis’ relativo alla riduzione dei canoni concessori per il 2021 e per i ristori alle imprese portuali.
“Siamo di fronte – spiegano le organizzazioni sindacali – ad un’ulteriore colpo di mano che rischia di affossare l’intera economia portuale ed i suoi protagonisti, lavoro e lavoratori. E’ inspiegabile come si possa stravolgere e svuotare il risultato di un lavoro lungo e puntuale capace di dare respiro alle enormi e persistenti difficoltà derivanti dalla pandemia. Il nuovo ed ingiustificato intervento della Ragioneria di Stato, pur in costanza di avanzi di amministrazione delle Autorità di Sistema Portuale, rende tutto più difficile ed alimenta un forte malcontento nonché tensione tra gli stessi lavoratori”.
Non solo i sindacati, ma insorge anche l’Associazione Nazionale delle Imprese Portuali che dichiara: “Come ANCIP abbiamo voluto attendere 24 ore prima di commentare l’assurda vicenda degli emendamenti al Decreto “Sostegni bis” a sostegno dell’intero settore portuale. Dietro quegli emendamenti c’è stato un duro ma proficuo lavoro di sintesi tra gli interessi delle più importanti associazioni di rappresentanza della portualità nazionale compresi i nostri amici del sindacato”.
Sostanzialmente, l’emendamento sulla riduzione dei canoni concessori 2021 e i ristori alle imprese con l’utilizzo dei fondi già stanziati nel 2020, approvato dalla Commissione Bilancio della Camera, è stato bloccato dalla Ragioneria di Stato. La propria riformulazione della Ragioneria di Stato dell’emendamento 73.11, ha di fatto abbandonato la portualità nazionale a se stessa: una riformulazione che impedisce alle AdSP di utilizzare i propri avanzi amministrativi e di prorogare il fondo di cui all’art.199 comma 7, lettera a), istituito ex lege, per le Autorità di Sistema Portuale prive di risorse proprie, non dando così seguito alle previsioni legislative di autonomia amministrativa, organizzativa, regolamentare, di bilancio e finanziaria delle stesse Autorità.
Intanto, per l’ANCIP, tali disposizioni permetterebbero alle imprese, ai lavoratori e ai terminal portuali (soprattutto quelli passeggeri) di poter reggere l’urto della grave crisi economico finanziaria anche per l’anno in corso e, soprattutto, riuscire a programmare fattivamente la tanto agognata ripresa.
A queste dichiarazioni si aggiunge anche la denuncia da parte di Assiterminal per l’operato della Ragioneria di Stato non concorde all’emendamento proposto: “Non abbiamo chiesto soldi! Solo di utilizzare quello che resta dei fondi del 2020 per pagare stipendi, fornitori e non fallire”. “L’abbiamo fatto tutti insieme, continua Assiterminal, pensando anche di dare un segnale che forse vale pero solo davanti alle partite della nazionale di calcio … e poi parliamo di PNRR? Basta! Non c’è motivo e non c’è logica o forse la portualità’ si sostiene con la fotosintesi mentre gli altri settori continuano a essere oggetto di aiuti e finanziamenti!”
“Siamo tutti compatti e valuteremo le azioni da intraprendere – termina Assiterminal – anche con modalità non abituali per gli imprenditori che rappresentiamo, insieme alla numerosa e diffusa comunità di cui facciamo parte … e si capirà quanto siamo davvero strategici!”
“Il sistema della portualità – sostengono infine le organizzazioni sindacali – non si rilancia solo con l’implementazione delle infrastrutture e la revisione della governance, ma occorre soprattutto avviare una politica industriale del sistema portuale per renderlo competitivo con quelli dei paesi concorrenti. In sintesi il Pnrr da solo non basta, ma occorre agire su tutti gli errori compiuti in passato che hanno portato l’Italia in posizione di svantaggio rispetto agli altri paesi europei”.