(Prof. Sergio Prete, presidente AdSP Mar Ionio)
Ancora dati negativi per quanto riguarda il traffico merci del porto di Taranto
Taranto. In attesa di conoscere il piano di programmazione della San Cataldo Container Terminal per il Molo Polisettoriale di Taranto – società controllata dal gruppo turco Yilport che ha in concessione il Molo Polisettoriale dal 2019 – che dovrebbe arrivare entro metà maggio e della verifica della concessione attesa dall’Autorità Portuale di Sistema del Mar Ionio, e soprattutto che vengano approvati gli emendamenti presentati al Dl Lavoro per la proroga a tutto il 2024 dell’Agenzia del Lavoro (per tutelare il reddito degli oltre 330 ex TCT con cassa integrazione già scaduta), le statistiche inerenti il traffico merci del porto di Taranto tornano a registrare cifre negative.
Il porto di Taranto, tra traffici industriali, navi da crociera ed implementazione infrastrutturale, per il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio, Prof. Sergio Prete, si tratta di una fase di transizione che vedrà lo scalo ionico prossimamente registrare uno sviluppo di flussi merceologici e di container significativo.
Intanto, il regresso dell’attività portuale è su tutta la linea, non soltanto legato quindi alla crisi perdurante della produzione siderurgica, ma vanno male anche i numeri sulle merci del terminal container; i dati confermano un ‘febbraio’ – questo 2024 – da dimenticare, visto le movimentazioni registrate in calo del 22% rispetto al 2023.
Infatti, rispetto al febbraio 2023 il totale delle merci movimentate nel primo mese di quest’anno è stato pari a 804.516 (rispetto al 1.037.010 di dodici mesi fa) pari a -22,4%.
Restano positive le cifre sulle rinfuse liquide legate alle attività della raffineria Eni (243.408 rispetto a 231.387) 5,2%, seppur in calo rispetto a dodici mesi fa; a pesare sul dato totale è il netto calo delle rinfuse solide (404.758 rispetto a 536.049) -24,5% a causa della crisi del siderurgico ex Ilva attualmente in marcia con un solo altoforno e nuovamente in amministrazione straordinaria. In calo quindi gli sbarchi (409.379 rispetto a 522.283 ) -21,6% e gli imbarchi (514.727 rispetto a 467.524) -23,2%.
A pesare ulteriormente sulle statistiche in generale anche il segno meno sia per le merci in container (4.765 rispetto alle 30.519 del gennaio 2023) -84,4% e il totale delle merci varie (156.349 rispetto a 269.574) -42,0%. Dato, questo, legato anche e soprattutto alla situazione della Kalypso Compagnia di Navigazione, compagnia di navigazione genovese nata nel 2021, che negli scorsi mesi ha presentato istanza di liquidazione, che si era affacciata sullo scalo ionico nel Natale del 2022. Oltre alla crisi che da diversi mesi si registra nel Mar Rosso legata in parte anche alla guerra scoppiata in Medio Oriente lo scorso ottobre.
Da evidenziare che il traffico delle merci nel porto di Taranto nel 2023 si è assestato sui 14,61 milioni di tonnellate movimentate, segnando un lieve incremento del +0,3% sull’anno precedente (il 2022 si chiuse con 14.572.761 milioni di tonnellate movimentate).
Il 2024 potrebbe essere per il porto di Taranto l’anno del rilancio o del definitivo ridimensionamento. O l’ennesimo anno da trascorrere in un limbo indefinito. Tutto è ancora possibile, ma servirà la volontà di tutti – e non a parole di propaganda elettorale – perché si possa davvero concretizzare la svolta attesa da anni ed evitare che il porto di Taranto resti per sempre una grande incompiuta.
Intanto, i 330 lavoratori ex Tct in carico alla società portuale Taranto Agency Port Workers sono in allarme. Infatti, il 31 marzo scorso, è scaduta la proroga dell’Ima (l’indennità di mancato avviamento ovvero la cassa integrazione prevista per i portuali) e a far data dal 1° aprile non hanno più sostegno al reddito.
Una situazione difficile dovuta al mancato rinnovo della proroga che ha costretto i sindacati a riferire la situazione a tutte le cariche istituzionali locali regionali e nazionali.
Il porto di Taranto, spiegano i sindacati, si prepara a vivere una nuova stagione di sviluppo se si pensa al progetto del gruppo Renantis – Blue Float per la costruzione del parco galleggiante dell’eolico off shore; all’individuazione all’interno dello scalo ionico, così come previsto dalla legge 11/2024, di due aree demaniali marittime del Mezzogiorno per l’infrastrutturazione dell’area portuale per la produzione, assemblaggio e varo di piattaforme galleggianti per l’eolico off shore. Per non parlare delle sei iniziative della Zes ionica che vogliono investire sul territorio; del progetto Vestas per la costruzione della pala eolica più grande al mondo che avrà bisogno di un’infrastrutturazione adeguata in area portuale; del prosieguo dei lavori per i dragaggi; del rilancio dello stabilimento ex Ilva. “Tutti progetti – spiegano ancora i sindacati – che daranno impulso all’occupazione partendo dal principio di ripescaggio dei 330 lavoratori”.
Inoltre, ricordano i sindacati, lo scorso 6 marzo la Regione Puglia e l’Autorità di Sistema Portuale hanno sottoscritto un protocollo d’intesa che prevede l’aggiornamento delle competenze professionali; l’upskilling (miglioramento delle competenze) e reskilling (acquisizione di abilità differenti rispetto a quelle in possesso) delle competenze professionali adeguate allo sviluppo delle attività imprenditoriali, attraverso l’individuazione di corsi di formazione specifici cofinanziati dalla Regione Puglia con la relativa certificazione e bilancio delle competenze.