ANCONA – Nasce dalla responsabilità e dalla consapevolezza del valore della sostenibilità ambientale la costruzione dell’accordo volontario “Ancona blue agreement”, dedicato alla tematica della qualità dell’aria nella realtà portuale. Un’intesa, che si focalizza sull’utilizzo dei carburanti delle navi, promossa dall’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico centrale e dalla Capitaneria di porto di Ancona e sottoscritta dai rappresentanti degli armatori e delle compagnie di navigazione traghetti, in collaborazione con le agenzie marittime, che operano nel porto di Ancona.
Pur rilevando che le navi che scalano il porto dorico utilizzano combustibili con i parametri imposti dalla legge e verificati dai controlli costanti e puntuali della Capitaneria di porto di Ancona, con la firma dell’intesa volontaria, gli armatori e le compagnie di navigazione s’impegnano a far funzionare i motori principali e ausiliari delle navi con combustibile per uso marittimo con un tenore di zolfo non superiore allo 0,1% dall’ultimazione della manovra di ormeggio in porto e fino alla partenza e all’uscita dallo scalo, rispetto all’1,5% previsto dall’attuale legge.
Stabilisce, inoltre, anche buone pratiche nella gestione delle macchine delle navi, l’ottimizzazione dell’arrivo e delle partenze ponendo particolare attenzione alla manutenzione dei motori con intervalli di intervento più frequenti rispetto allo standard previsto dai piani delle singole compagnie.
Questo accordo è coerente con il percorso che vedrà il 1 gennaio 2020 entrare in vigore nuove regole europee che abbassano le emissioni in atmosfera da parte del trasporto marittimo. Un’azione condivisa che nasce dalla sensibilità e dalla volontà di migliorare ancora di più il rapporto fra il porto e la città rispondendo anche alle sollecitazioni che arrivano dalla comunità. L’accordo si aggiunge alle azioni di miglioramento e di mitigazione in campo ambientale già messe in atto, di recente, dall’Autorità di sistema portuale come parte della strategia per lo sviluppo del sistema portuale e dello scalo dorico.
L’accordo volontario ha validità fino al 31 dicembre 2019, con possibilità di rinnovo. Rimane aperto alla firma delle altre compagnie di navigazione che stanno attualmente completando l’analisi tecnica sui loro motori principali assicurando comunque che i motori ausiliari utilizzeranno carburante ad emissione 0,1% di zolfo. La Capitaneria di porto di Ancona valuterà, come sempre, nel campo delle proprie competenze e nel corso dell’ordinaria attività di controllo, il contenuto del tenore di zolfo nei combustibili utilizzati.
“Arrivare a questa firma è stato possibile grazie all’importante lavoro di condivisione fatto da tutti i soggetti coinvolti – afferma il presidente dell’Autorità di sistema portuale, Rodolfo Giampieri -, un comportamento virtuoso per promuovere un’iniziativa concreta per mitigare l’impatto ambientale che viene realizzata nel rispetto delle norme per la sicurezza della navigazione. Un impegno, il nostro e quello della Capitaneria, per arrivare ad un accordo che dimostra la chiara sensibilità verso il tema della sostenibilità da parte degli armatori che, oltre a rispettare la normativa, hanno deciso di fare un passo in più”.
“La Capitaneria di Porto – dice l’ammiraglio Moretti – ha da sempre posto l’attenzione sul rispetto, da parte delle navi che scalano il porto dorico, della normativa che indica il livello di zolfo da utilizzare, verificato attraverso i dovuti controlli e le necessarie verifiche non solo cartolari ma soprattutto mediante prelievi del carburante stesso, senza trovare alcuna irregolarità. Tuttavia, a fronte di episodi eclatanti che si sono verificati pur a fronte dell’impiego di fuel a norma, è stato necessario proporre alle compagnie ed agli armatori l’adozione dell’accordo su base volontaria che oggi verrà sottoscritto, e ciò in linea con i principi della precauzione, dell’azione preventiva e della correzione che devono informare l’azione della pubblica amministrazione. Ringrazio quanti sottoscriveranno l’accordo, che prevede l’adozione di misure più restrittive di quelle consentite dalla legge vigente, perché così facendo dimostrano che non vi è sacrificio economico che non possa essere affrontato quando c’è di mezzo la possibilità di migliorare la qualità dell’ambiente in cui tutti noi viviamo”.