VENEZIA – Un dialogo sempre più stretto tra tutti gli imprenditori dei porti dell’Adriatico da Trieste a Taranto per superare quegli anacronistici dualismi che hanno a tutt’oggi contrapposto le politiche di sviluppo dei singoli scali impegnati a sopravvivere in una “guerra tra poveri” mentre nel Mediterraneo orientale nuovi scenari vanno delineandosi con l’arrivo di potenti compagnie di navigazione del sol levante con l’acquisto di strategici hub come Pireo e Tessalonicco.
In questo contesto dall’assemblea generale dell’International Propeller Club Port of Venice , la prima del nuovo anno sociale 2016-2017 , è emersa la volontà di affrontare non solo gli attualissimi temi che riguardano la portualità lagunare veneta dopo la Riforma Delrio ma anche l’esigenza di far squadra con enti locali, associazioni imprenditoriali e singoli operatori associati degli altri Propellers adriatici/ionici per intraprendere nuovi e comuni percorsi culturali mirati a rivalutare questa importante autostrada marittima, ultimo segmento per entrare in Europa della “ via della seta”. A latere della prossima assemblea generale dei Clubs italiani che si terrà a Genova il 7 ottobre, i presidenti dei Propeller di Taranto, Brindisi, Bari, Ravenna, Venezia, Monfalcone e Trieste si confronteranno sull’ipotesi progettuale denominata P.A.N. , Propellers Adriatic Network , “tavolo culturale” dal quale far emergere istanze e proposte, in accordo ovviamente con le varie associazioni di categoria, indirizzate alle nuove Autorità di Sistema Portuale e agli stessi Ministeri interessati, per valorizzare tutte quelle potenzialità che la portualità adriatico/ionica può esprimere nell’interesse non solo dei singoli territori di pertinenza ma di tutto il Paese.
“P.A.N. sarà soprattutto un canale di interscambio di idee, di culture e progetti che concretamente rappresenterà , dopo la costituzione del N.A.P.A.( fondato unicamente da enti pubblici) , un ulteriore momento di dialogo con i tanti operatori del comparto dei porti dell’altra sponda adriatica/ionica da Trieste ai porti sloveni, croati, montenegrini, albanesi e greci per superare quelle anacronistiche contrapposizioni tra enti pubblici che in quello che, fino a qualche tempo fa, era considerato un “mare di confine” e che invece oggi rappresenta una magnifica opportunità per una nuova politica di collaborazione imprenditoriale tra la costa adriatico/ionica italiana e il “fronte mare” di quel grande hinterland balcanico che con crescente interesse guarda all’Adriatico orientale nel sempre più massiccio interscambio di merci e persone tra l’Europa comunitaria e, con i recenti accordi delle repubbliche sovietiche e in particolare Russia e Cina, dalla nuova Eurasia – spiega il presidente del Port of Venice Massimo Bernardo – “Procedendo col nostro progetto bisognerà costituire al più presto il Comitato promotore al quale, tutti primi inter pares, parteciperanno i vertici dei Propellers adriatici/ionici, esperti dei vari settori e rappresentanti di associazioni ed enti pubblici locali per tracciare quelle strategiche linee di sviluppo frutto stavolta di istanze concrete del mondo imprenditoriale e di tutti gli attori del cluster marittimo con l’intento di superare inerzie politiche troppo frequenti che sono andate a discapito dei tanti necessari interventi strutturali ed infrastrutturali indispensabili a dare riequilibrio , credibilità e competitività alla politica marittima e trasportistica nei due mari del nostro Paese con particolare riguardo, appunto, al Mediterraneo nordorientale da Trieste a Taranto”.