Riforma portuale: il Piano della logistica in bilico

NAPOLI – Una recentissima pronuncia della Corte Costituzionale potrebbe mettere in seria difficoltà il nascente Nazionale della Logistica e della Portualità: la sentenza n.261/2015(presidente Alessandro Criscuolo, relatore Giuseppe Frigo) della Consulta ha infatti dichiarato l'illegittimità costituzionale del primo comma, art.29, del decreto-legge n.133/2014 dal titolo “Misure urgenti per l'apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l'emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive”.

La disposizione in esame non viene giudicata conforme alla legislazione vigente poiché non prevede che il Piano Strategico Nazionale della Logistica e della Portualità venga adottato in sede di Conferenza Stato-Regioni: il Governo non può varare la portuale senza il sigillo delle istituzioni regionali.

Del resto, la riforma del titolo V della Costituzione ha prescritto una competenza concorrente Stato-Regioni- ex art.117- per quanto riguarda “porti ed aeroporti”: Stato e Regioni devono, quindi, mettere in campo adeguate procedure concertative e di coordinamento orizzontale, quali ad esempio le intese, nelle materie di competenza concorrente.

Il ricorso, depositato presso la cancelleria della Corte Costituzionale il 21 gennaio di quest'anno, è stato promosso dalla Regione sotto la guida del precedente governatore Stefano Caldoro. Secondo la giunta regionale campana, il Piano Strategico Nazionale della Logistica e della Portualità viola non solo gli articoli 117- terzo comma- e 118-primo e secondo comma- della Costituzione, bensì il principio di leale collaborazione di cui agli articoli 5 e 120.

La questione sarebbe del tutto infondata secondo le deduzioni presentate dall'Avvocatura dello Stato: la Consulta, infatti, con le sentenze n.303/2003 e n.79/2001 ha affermato che “le istanze unitarie giustificano-a determinate condizioni- una deroga alla normale ripartizione di competenze anche in assetti costituzionali pervasi da pluralismo istituzionale”.

Vale a dire, il Governo è intentato a migliorare l'efficienza del sistema portuale e logistico italiano e tale interesse trascende l'ambito regionale. Non sono ancora chiare le contromosse di Palazzo Chigi: la sentenza della Consulta potrebbe arrecare effetti collaterali al Pon reti e infrastrutture 2014-2020, il piano da 1.8 miliardi di finanziamenti pubblici (75% europei, 25% nazionali) da investire nelle regioni Convergenza quali Puglia, Calabria, Sicilia, Campania e Basilicata.

Quest'ultimo è stato approvato da Bruxelles soltanto pochi mesi fa in virtù dell'imminente riforma portuale: un eventuale impantanamento della riforma Delrio verrebbe mal digerito dalle istituzioni comunitarie ed è per questo motivo che si sta studiando ogni possibile soluzione, persino quella di un'Autorità unica a Roma.

 

Stefano Carbonara