Politica dei trasporti e della logistica: Taranto in primis e poi Bari

– A valle della visita del Ministro Delrio al sistema portuale pugliese una riflessione va fatta.  A Taranto si inaugura la e si investono risorse economiche significative per traguardare uno scenario marittimo/portuale che verrà; a il Ministro, che aveva scelto Taranto, diventa possibilista nella scelta della sede dell'Autorità di Sistema,confermando le linee di qualche anno addietro; a Brindisi e Manfredonia non si sa?

Anzi, si firma un protocollo d'intesa  per cooperare nel sistema pugliese, con la tranquillità di tutti gli operatori e politici. Oggi, in questo periodo di grande transizione per una stabilità finanziaria ed economica di una regione marittima e non solo, andare a focalizzare strategie  di sviluppo diventa difficile. Compito della politica non è solo “annunci” per posizionare un porto nei flussi commerciali e sulle rotte variano a secondo delle “primavere”; e, nell'attesa  che gli investitori si decidano a disporre risorse sul quel determinato porto, il territorio langue e si arretra nell'occupazione e nel vivere sociale.

Una Regione responsabile dovrebbe avere come obiettivo l'individuare e il selezionare le opere prioritarie se effettivamente vuole realizzare una politica infrastrutturale del proprio territorio, senza agevolare un porto a scapito di un altro. Se un capoluogo di regione afferma la priorità del suo porto rispetto ad una politica di infrastrutture per il trasporto intermodale, tutti concordano nel definirla come linea strategica, sistemica, sinergica e sostenibile.

Mentre, se tutto questo viene sottolineato da un capoluogo di provincia dichiarando la particolare specificità del suo porto, diventa “campanilismo”, con il beneplacito, a volte, anche di rappresenti istituzionali. Occorre superare quella logica politica del “servirsi” di una posizione a discapito di altre; oggi si ha bisogno di una politica del “servire” il territorio, scegliendo quelle infrastrutture che generano maggiori ritorni in termini non solo economici, ma anche occupazionali, ambientali e sociali. Sotto il panel talk sulla scelta di una sede della nascente Autorità di sistema, in questi ultimi giorni, si stanno trasformando le funzioni strutturali ed operative di un porto, al punto  tale da inventarsi traffici per competere con il porto vicino.

Prima, anni addietro, la Puglia era la naturale piattaforma logistica dell'Europa in Mediterraneo (Puglia corsara di declinazione vendoliana);  poi, si è passati alla Puglia come terminale dei corridoi tirrenico – adriatici; infine, porta logistica con un molo ed una banchina import/export dell'Europa verso l'Oriente. Per il Ministro Delrio le istituzioni regionali devono individuare le priorità dei territori, mentre gli operatori della logistica e dei trasporti realizzano opere  per erogare i servizi e gli investitori  disporranno le risorse.

Questa linea politica è talmente semplice da essere accettabile; ma quello che non si accetta è lo strumento amministrativo  che un'Autorità portuale mette in campo, in attesa di riforme, favorendo un porto, impedendo lo sviluppo del proprio, allontanando di fatto operatori ed investitori.