ROMA – La ricerca di una soluzione per le navi da crociera a Venezia si protrae in uno stato di stallo che dura ormai da alcuni anni. Da tempo in attesa di una decisione, le compagnie crocieristiche hanno deciso, volontariamente e proattivamente, che solo le navi sotto le 96.000 tonnellate possono entrare nel Canale della Giudecca.
Secondo i dati di CLIA, l’associazione internazionale delle compagnie crocieristiche, questo prolungato stallo sta comprimendo i benefici economici negli ultimi due anni (2014-2015) non solo per il territorio di Venezia, ma anche per l’intera regione dell’Adriatico. Senza la possibilità di arrivare a Venezia, infatti, le navi da crociera vedrebbero fortemente ridimensionato l’incentivo ad entrare nel mare Adriatico.
In questi due anni, infatti, ben 260 mila crocieristi in meno hanno visitato Venezia e nel 2014 sono state 60 in meno le navi da crociera che hanno toccato la città lagunare. La riduzione dei benefici economici registrata nel biennio 2014-2015 è considerevole: meno 40 milioni di euro in termini di spesa diretta totale, suddivisa in 20,2 milioni di euro di spesa di crocieristi ed equipaggio ed in 20,7 milioni di euro di spesa delle navi. Le spese dirette di crocieristi ed equipaggio si riferiscono a quelle effettuate una volta sbarcati a terra; le spese dirette delle navi sono quelle indirizzate ai servizi portuali, alla fornitura di cibo e bevande e ai vari altri servizi che la nave acquista quando tocca un porto.
Sono tutte spese che rappresentano un beneficio per il territorio – e per le aziende – del porto dove si approda. In questo caso, quindi, ricadono sulle oltre 200 aziende del territorio di Venezia che sono legate al settore crocieristico e che danno impiego a 2150 lavoratori, in 38 settori diversi.
Tanto per i suoi tesori artistici che per la sua posizione, Venezia ha un ruolo chiave per il mare Adriatico, movimentando oltre un terzo dei passeggeri che scelgono di risalirlo lungo le coste italiane e non solo. Lo stallo di Venezia, dunque, coinvolge tutta la regione con ripercussioni negative dirette su Dubrovnik, Corfù, Bari, Ancona e tutte le restanti comunità portuali crocieristiche. I minori benefici economici per l’Adriatico ammontano a 113,5 milioni di euro in termini di spesa diretta totale per il biennio 2014-2015 (78,3 milioni di euro da parte di crocieristi ed equipaggio, 35,2 milioni di euro da parte delle navi), meno quasi 567 mila crocieristi e meno 359 toccate di nave nel 2014.
“E’ interesse di tutto l’Adriatico trovare una soluzione per le navi da crociera a Venezia, che permetta alla città lagunare di continuare ad esercitare il suo status di home port, cioè di porto d’origine. Se lo stallo sulla situazione di incertezza prosegue, la crocieristica va a morire a Venezia e in tutta la regione adriatica”, ha detto Francesco Galietti, direttore nazionale di CLIA Italia.