BRINDISI – Il Consiglio di Stato, con una sentenza lapidaria che non lascia spazio alla sempre fertile fantasia ermeneutica di taluni, ha sancito che il professor Hercules Haralambides ha il diritto di esercitare le funzioni di presidente dell’Autorità portuale di Brindisi.
Il supremo consesso mette così la parola fine a questa vicenda che dura, ormai, da quasi quattro anni. La sentenza recita a chiare lettere che “per il tramite dell’art. 11 Cost., le disposizioni sulla libertà di circolazione all’interno dell’Unione, poste dall’art. 45 T.F.U.E., siano da considerarsi recepite nell’ordinamento interno, nell’ambito del quale il diritto dei cittadini dell’Unione di accedere a posti di lavoro nel nostro Paese è assistito dalla garanzia generale dell’art. 45 citato.
Deve pertanto dirsi – a integrazione e, se del caso, anche a parziale correzione di quanto osservato nell’ordinanza di rinvio – che l’art. 51 Cost. non richiede alcuna disapplicazione, poiché va piuttosto letto in conformità all’art. 11, nel senso di consentire l’accesso dei cittadini degli Stati dell’Unione europea agli uffici pubblici e alle cariche pubbliche nazionali in via generale, sulla base del principio della libera circolazione delle persone ex art. 45 T.F.U.E.”.
Pertanto, il presidente di un’Autorità portuale è prima di tutto un lavoratore che, al pari degli altri, è legittimato a svolgere i propri compiti in quell’Europa che nell’idea di chi l’ha voluta, a partire da Altiero Spinelli e dal Manifesto di Ventotene, è un territorio aperto alla libera circolazione di beni, servizi e lavoro. Altri commenti appaiono superflui, se non quello che ancora una volta si è perso tempo prezioso e Brindisi ha subito i danni di questa voglia di contenzioso esasperato che finisce per bloccare le iniziative piuttosto che favorire lo sviluppo.