Dalle Autorità portuali della logistica alle Autorità Società per azioni

ROMA – Per il Governo Renzi, le nuove , quelle che rimarranno dopo i vari accorpamenti annunciati, dovranno diventare delle Società per azioni. Questo è quanto partorito dai “saggi”del che si occupano di governance della nuova dei porti, voluta dal Ministro Lupi.

Ora per essere una “spa”, giuristi ed economisti affermano che il patrimonio infrastrutturale è il fulcro fondante e fondamentale di una qualunque società per azioni. Per il Ministero è necessario trasferire l'intero patrimonio del demanio marittimo e forse anche quello intra-retro/portuale; si pensi per un attimo al complesso regolamento per poter trasferire tutto questo patrimonio; con tutta la velocità di Renzi passerebbero degli anni e non pochi. Però il tutto è giustificato se dietro tale operazione vi è l'obiettivo di privatizzare l'intero patrimonio demaniale dei porti.

La Grecia insegna: è bastato un cambio di leadership alla guida del Governo per generare più confusione nei porti di Pireo e di Salonicco e con dei conflitti istituzionali tra le rispettive Authority ed il Ministero delle Finanze. I “saggi” del Mit, in accordo con il Governo di Renzi, per sostenere questa operazione di piano di riforma, affermano che occorre dare più capacità di manovra finanziaria alle autorità portuali e con la gestione delle privatizzazioni del demanio questo sarà reso possibile.

Ed allora una Società per azioni con un presidente-manager e con un Consiglio di amministrazione al posto del Comitato portuale; un cda espressione degli azionisti, quali? Tutti: azionariato pubblico più quello privato; lo Stato unitamente agli Enti locali (Comune, Province e Regioni) e Enti economici; si parla del 70% a questi enti ed il 30% allo Stato. I privati quali? E se i porti non hanno scali di navi perché fuori dalle rotte e dai flussi commerciali porterebbe al fallimento di tali Società? L'altro giorno, per risolvere (forse) questi quesiti, si è tenuto l'incontro fra ministeri, quello dei Trasporti e dello Sviluppo economico per mettere mano solo alle buone intenzioni della riforma Lupi.

Intanto, le Segreterie Filt Cgil e Fit Cisl, escluse dai tavoli ministeriali, sono allarmate perché le ipotesi del Ministero dello Sviluppo economico sconvolgerebbero il lavoro portuale e le privatizzazioni selvagge causerebbero una deregolamentazione dell'intera filiera dei servizi e lavoro portuale. Si aspetta il 20 febbraio prossimo con una riforma da presentare al premier Renzi.