Esclusiva. Haralambides: “Adesso chi paga?”

In un’intervista esclusiva concessa a Il , a pochi giorni dalla sentenza della Corte di giustizia europea che di fatto legittima la sua nomina, il presidente dell’ risponde sul futuro dello scalo. Alla luce della riforma dei porti di cui si stanno delineando i contorni, Haralambides propone alternative alla bozza di riforma della legge 84 del 1994 ma pone anche delle domande sul percorso legale che si è quasi concluso.

Il ricorso al Tar contro la nomina di un cittadino greco alla guida di un ente italiano ha avviato un iter che, dopo la sentenza a favore di Haralambides giunta pochi giorni fa, approderà al Consiglio di Stato dove i giudici non potranno non tener conto del giudizio europeo.

Presidente, si sente più forte dopo la sentenza?
“Ho sempre pensato che la mia nomina fosse legittima ed ho lavorato di conseguenza. Ora però mi chiedo chi pagherà? Vi spiego: la mia sentenza è stata tradotta in 27 lingue, ogni pagina di traduzione costa 800 euro. Chi paga i costi di questa assurdità?”.

Crede che cambierà qualcosa?
“Non sono contento di come vanno le cose. All’ultima seduta del comitato portuale era presente la metà dei componenti nonostante ci fosse l’approvazione del bilancio. Questo è un segnale negativo: mancavano dieci componenti. Avevano la possibilità di venire a criticarlo se necessario, invece non si sono presentati. Proprio nel momento in cui dobbiamo mostrare di essere uniti, accade un fatto così grave. E pensare che avevo convocato la seduta con un mese d’anticipo. Ora però sto preparando uno studio calcolando le percentuali di presenza di ogni componente nelle 23 sedute da me presiedute. Presenterò i risultati al ministero”.

Intanto come sta lavorando per il porto?
“Il prossimo anno, grazie agli scali di Tui Cruises ed Msc, avremo a Brindisi oltre 100mila passeggeri. Questo ci consentirà di raggiungere posizioni importanti nella classifica Med Cruise: oggi siamo gli ultimi tra i porti piccoli, il prossimo anno saremo tra i primi. Tuttavia quest’anno i crocieristi della Mein Schiff hanno lamentato la scelta di questa destinazione. I loro commenti sulla città sono molto negativi. Se il porto ha mostrato di avere manovrabilità e spazi, la città ha mostrato  notevoli lacune sull’accoglienza. Mi auguro che qualcuno ne prenda atto: questa è una città morta. L’anno prossimo ci giochiamo l’ultima chance”.

Cosa pensa di fare alla luce dell’inchiesta sul Terminal Le Vele?
“L’indagine mi spinge alla prudenza ma è strano che il pm ritenga che non ci sia la conformità urbanistica in un’area in cui esiste già un altro terminal privato il cui proprietario è proprio colui che ha denunciato  le irregolarità sul nostro progetto. Comunque il mio dirigente Francesco Di Leverano (anch’egli tra gli indagati, ndr) sta preparando un memoriale in cui spiega alla procura alcuni passaggi burocratici di cui non si tiene conto nell’inchiesta. In particolare per quel progetto c’è una delibera con il parere favorevole del comitato portuale nel 2002, poi il nullaosta del e c’è anche una variante al Piano regolatore del 2006. Con quest’ultimo atto siamo in grado di movimentare in quell’area sia merci sia passeggeri”.

Infine presidente, come si muoverà per scongiurare l’accorpamento con l’Authority di Bari?
“Farò la mia proposta al governo, poi la politica dovrà fare la sua parte. La mia idea è quella di proporre un accorpamento tra Brindisi, Taranto, Otranto e Gallipoli. Chi spinge per l’accorpamento con Bari è per far morire il porto di Brindisi e perché ha paura della concorrenza del nostro scalo: qui arrivano ogni anno 6 milioni di euro di Iva dal carbone che devono restare a Brindisi. Il porto di Brindisi è migliore di quello di Bari sotto ogni punto di vista; Bari ha solo problemi. E non c’è alcuna ragione di livello europeo, come afferma qualcuno, per giustificare un accorpamento con Bari. La logica impone un  accorpamento tra i porti del Salento ed in questo il vero protagonista dovrebbe essere il sindaco di Lecce, Paolo Perrone. Credo che anche il presidente dell’, Sergio Prete, sia d’accordo. Non importa dove sarà la sede di questa Authority, l’importante è che non ci sia concorrenza”.

 

Francesca Cuomo