Authority di Brindisi tra accorpamenti, riforma ed autogol

Il titolo dell’incontro organizzato dal presidente dell’, Hercules , era puntato sul futuro dello scalo in relazione alla riforma della legge 84/94 in fase di avvio da parte del governo. Eppure, questa sera, fatta eccezione per qualche proposta mirata a lavorare in sintonia tra enti, istituzioni ed operatori, l’occasione è stata sfruttata principalmente per parlare di passato. O meglio, degli errori del passato, senza neppure individuarli.

Da un lato gli operatori hanno chiesto una serie di provvedimenti, progetti ed infrastrutture funzionali al traffico passeggeri; dall’altro la politica non ha accettato il ruolo di “carnefice” di fronte a quelli che gli operatori  definiscono fallimenti negli ultimi venti anni di gestione dell’ente a partire proprio dalla sua istituzione nel 1994.

Del resto che la legge 84 necessiti di una riforma lo dimostra proprio l’Autorità portuale di Brindisi che rappresenta il (triste) emblema di un’incapacità di gestire il porto mettendo insieme 21 membri del comitato con idee ed obiettivi spesso in contrasto tra loro.

“Oltre ai tanti interventi politici, vorrei fornirne una tecnico – ha detto il comandante della Capitaneria di porto Mario Valente -. Il ministro Lupi sta portando avanti una riforma dei porti che risponde ad una logica europea. Qui a Brindisi non c’è unità d’intenti nonostante qualche punto d’incontro. A questo punto ci sono due possibilità: o le Authority sopravvivono e dimostrano di poterlo fare o vengono sciolte. Se si dimostra sul tavolo delle trattative che si può collaborare con gli altri porti della Puglia, allora si può pensare anche a mantenere l’ente”.

“Il nodo della questione – come ha sottolineato il senatore (Pd) – non è se salvare o meno l’ente di Brindisi a vantaggio di quello di Bari o viceversa. Il fatto importante non deve essere il numero delle Authority o come verranno accorpati i distretti ma la governance. Possiamo dare una svolta epocale con questa riforma”.

Si sono susseguiti gli interventi dei rappresentanti di Confindustria, operatori, Comune, Provincia, Regione, Camera di commercio, sindacati, Propeller Club e di altri cittadini che hanno voluto partecipare al dibattito. Particolarmente polemico quello del presidente dell’ente camerale Alfredo Malcarne. “Non parliamo di futuro – ha spiegato Malcarne – ma di presente perchè gli operatori portuali hanno bisogno di lavorare adesso”. Ma il presidente della Camera di commercio ha anche chiesto ad Haralambides di progettare, promuovere e discutere insieme per produrre sviluppo nel porto.

Dal presidente Haralambides, invece, è arrivata una proposta. “Ci sono motivi molto validi per la riforma, prima di tutto perché i porti italiani devono crescere: Rotterdam ha il traffico pari a quello di tutti i porti d’Italia – ha evidenziato Haralambides -. Dobbiamo razionalizzare i soldi pubblici che spendiamo. Ma esiste anche la necessità di avere un Piano dei trasporti nazionale che poi, localmente, dovrà tradursi in un’attività dei porti mirata a seguire quel sistema.

Brindisi non è un core port: mi sono lamentato di questo con Vendola perché da un anno sto cerando di coinvolgere tutti in questa battaglia ma non ho mai avuto risposta. Voglio lanciare una sfida: Brindisi deve candidarsi, nella logica dei distretti proposti dalla riforma, ad essere alla guida di quello pugliese. Deve essere questo porto alla guida di Bari e Taranto. E mi aspetto che tutti collaborino, senza gli autogol del passato dove i primi a denigrare questo porto sono stati proprio i brindisini.

Il compito della Regione infatti è quello di creare un sistema equilibrato, mirato a sviluppare territori sottosviluppati non ad avvantaggiare quelli già fiorenti. Proponiamo Brindisi come sede regionale”. Poi, rispondendo sulla necessità di avere un Piano regolatore del porto, il professore greco  ha chiarito che, proprio alla luce dell’imminente riforma, forse non ha più senso procedere con la stesura del Piano. Si aspetterà fino a maggio.

Al segretario generale Salvatore Giuffrè il compito di illustrare i dati dei traffici del porto, paragonati a quelli dei porti di Bari e Taranto, dal 2010 al 2013 con una proiezione anche al 2014. Pubblichiamo di seguito i dati, lasciando al lettore il diritto di farsi un’idea incondizionata riferendola ai numeri pur precisando che, a Brindisi, il dato delle merci si riferisce prevalentemente al carbone.

 

Francesca Cuomo