Per il prossimo 18 luglio è prevista la convocazione del Comitato Portuale, chiamato ad approvare il bilancio consultivo dell’Autorità portuale di Brindisi relativo all’anno 2012: la suddetta approvazione del bilancio è in forte ritardo rispetto al termine del 30 aprile previsto per legge. Nella scorsa seduta al Comitato Portuale del 21 giugno la votazione del bilancio consultivo ha subito un rinvio, in seguito alle richieste di alcuni componenti tra cui il Sindaco di Brindisi Mimmo Consales, a causa di una serie di perplessità riguardanti il documento contabile.
Particolari malumori sono derivati dalla destinazione di oltre 700mila euro a copertura di incentivi e premi di produzione ai dipendenti dell’Autorità portuale. Il nodo bilancio costituisce soltanto una delle incombenze per l’ente portuale brindisino, ancora sprovvisto di un segretario generale dopo il ritiro delle candidature Guadagnuolo, Sommariva, Benevolo.
Appendo al chiodo per un istante i panni di giovane redattore per riflettere sul recentissimo editoriale del Professor Abele Carruezzo in merito alla convocazione del Comitato Portuale. Vi è una malinconica retorica attorno alla nostra promettente e immobile infrastruttura portuale, retorica condita abbondantemente con bollettini di guerra, comunicati di partito e visioni futuristiche imbarazzanti per la loro surrealità, forse troppo audaci persino per Salvator Dalì. E’ troppo coraggiosa o capricciosa questa città di mare quando chiede al Comitato Portuale di essere responsabile e competente?
La competenza e la responsabilità spesso sono un liquore troppo amaro per una comunità che è ubriacata troppe volte dalle illuminazioni populistiche di molti, moltissimi rappresentanti: piccoli uomini impauriti dalla prospettiva di andare nella direzione opposta rispetto alla folla. Il dissenso come l’assenso sono le voci di uomini coraggiosi che hanno maturato, preparato, costruito intellettualmente le proprie scelte. Quel forte e preoccupante monosillabo chiamato NO è un atto di profonda civiltà soltanto quando non cede alle lusinghe derivanti dagli applausi di turno. Il porto continua ad osservarci, stanco del nostro farneticare nell’attesa di un comitato portuale che non sia più una tribuna politica.
Stefano Carbonara