Il prossimo 18 luglio, il Presidente dell’Authority, prof Hercules Haralambides, ha convocato il Comitato Portuale per deliberare su argomenti importanti riguardanti lo sviluppo strategico del porto di Brindisi. Una considerazione, dalle nostre pagine, è d’obbligo proprio alla luce di quanto si è parlato e si è scritto in questi ultimi mesi su organi di stampa locale e non; considerazione che è valida anche per altre realtà portuali vicine e non a Brindisi. Può un membro di un Comitato portuale, chi compone in nome di altri, esercitare la sua azione con l’intenzione di influenzare la gestione del porto per il solo fatto di essere “componente” d’occasione oppure di professione?
Esperti di portualità d’occasione lo siamo tutti, vuoi perché abitanti di una città di mare, o perché ci piace il mare, o perché altro, e, nel caso peggiore, ci dimostriamo dei dilettanti quando siamo “componente” di professione. Per molti, tutto il loro rapporto con il porto, si restringe al solo fatto di dimostrare la propria volontà attraverso un applauso, o la contestazione in una riunione o quando espone su qualche social blog un discorso sulla portualità, letto dai propri “amici di facebook”.
Oggi si è “dilettanti” nel ricoprire una carica politica e/o tecnica, quando non si riesce a trarne alcun vantaggio né materiale né ideale per la propria vita; cioè si appartiene a quell’ekklesia che si propone per il bene comune. Perché quando si deve deliberare su ordini del giorno importanti, ci troviamo di fronte ai vari interventi di un architetto, un fabbro, un calzolaio, un commerciante, un marinaio e nessuno muove loro dei rimproveri, benché i loro consigli siano senza preparazione?
Mi auguro che giovedì prossimo, Brindisi si ritrovi di fronte un comitato portuale che possa uscire da quella “minorità” non operativa, abbandonando immagini illusorie di “bene”, divenendo, invece, capace solo di approvare quello che è “bene” per il porto di Brindisi.