“Esprimiamo giudizio positivo per l’esito del tavolo interministeriale per il rilancio del porto di Taranto e sulla conseguente nomina di Prete a commissario garante dell’utilizzo dei 400 milioni destinati al miglioramento delle infrastrutture dello scalo mercantile ionico.
Tuttavia, ora più che mai, occorrono certezze da parte della Tct affinché stavolta gli investimenti di propria competenza siano realmente realizzati, a cominciare dalla messa in sicurezza delle banchine, propedeutica al dragaggio dei fondali. Impegno, quest’ultimo, assunto dalla Tct nel 2010 e mai portato a compimento”.
Aldo Pugliese, Segretario Generale della UIL di Puglia, individua così le priorità del prossimo futuro per il porto di Taranto. “Per far sì – dice – che il porto di Taranto riacquisti il ruolo di primo piano che gli compete nel Mediterraneo, devono essere recuperate le linee perse in favore del Pireo, vanno finalmente realizzati la piastra logistica, il distripark, nuovi collegamenti viari e ferroviari, nuove banchine.
Ma, soprattutto, va recuperato il carattere pubblico del porto, attualmente, invece, nelle mani dei privati (Ilva, Cementir, Eni, Tct), se si fa eccezione per il solo molo San Cataldo. L’esempio di Bari, a completa gestione pubblica e con i record registrati nel 2011 (2 milioni di passeggeri e 6 milioni di tonnellate di merci), dimostra che è la strada giusta da seguire per avviare un nuovo processo di sviluppo del porto tarantino”.
Pugliese auspica anche che venerdì, giorno fissato per la riunione tra Tct e sindacati, “sia sciolto il ricatto della messa in mobilità dei 160 lavoratori portuali. Qualora ciò non dovesse accadere, sarebbe opportuno rivedere l’accordo con l’azienda, procedendo alla risoluzione dello stesso. Motivi per dimostrare il mancato rispetto dell’accordo 50ennale sottoscritto tempo fa non mancano di certo”.
Infine, il Segretario Generale della UIL regionale manda un messaggio perentorio alla Regione Puglia. “La Regione deve affrontare con urgenza la questione relativa al piano regolatore del porto, essendo ormai trascorsi quattro anni di vana attesa”.
Foto: Simone Rella