Domani alle ore 10.30 – nella sede dell’APT, in via von Bruck n. 3 – il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, dott. Corrado Clini, e la Presidente dell’Autorità Portuale di Trieste, dott.ssa Marina Monassi, presenteranno il Protocollo d’Intesa sul “Rilancio sostenibile delle aree del Porto di Trieste”, sottoscritto a Roma il 13 dicembre scorso.
La definizione di tale accordo – teso alla promozione ed allo sviluppo sostenibile del territorio portuale e della sua economia – è frutto di un intenso lavoro di consultazione tra gli uffici di via von Bruck ed il dicastero dell’ambiente e rappresenta da un lato un primo concreto risultato della paziente ed organica azione di ricucitura condotta dal Presidente dell’Autorità Portuale, dopo un periodo di non eccessiva attenzione verso il nostro scalo, ma costituisce soprattutto un focale punto di partenza per innestare un processo di reale rivitalizzazione del porto franco triestino e della sua centralità nel contesto dell’arco Nord Adriatico, nell’ambito dei futuri scenari che si vanno delineando con la progressiva estensione del mercato comunitario verso il Centro-Est dell’Europa e l’area dei Balcani.
L’intesa trae lo spunto dalle funzioni che il Ministero dell’Ambiente ha nel quadro della promozione, della conservazione e del recupero delle condizioni socio-ambientali del territorio rispetto agli interessi della collettività, a garanzia della qualità della vita e di uno sviluppo sostenibile di tutte le attività portuali ed industriali ricomprese nel comprensorio di Trieste, in linea con le indicazioni di livello internazionale e con le conseguenti strategie definite ed adottate dal CIPE per lo sviluppo del nostro paese.
Fondamentale il richiamo alle più recenti proposte formulate dalla Commissione UE al Parlamento Europeo, nell’ambito della procedura di approvazione del nuovo programma per la realizzazione e lo sviluppo del network base di trasporto trans-europeo (TEN-T), proposte che nel contesto del core-network individuano Trieste tra i nodi portuali di base e, sul piano delle infrastrutture di collegamento rappresentate dai 10 Corridoi, prevedono che ben due di questi, il nr. 1 “Baltic-Adriatic Corridor” ed il nr. 3, il “Mediterranean Corridor” si intersechino proprio nello spazio retroportuale del nostro porto, implicando conseguentemente una serie di impegni da parte del nostro paese all’adeguamento di tutta la rete del “comprehensive-network” cioè le infrastrutture di accesso e collegamento con il mare dei due citati grandi corridoi di scorrimento.
Tra le considerazioni di più marcato rilievo che motivano l’accordo, assumono valenza prioritaria le iniziative programmatiche e gli interventi finalizzati a favorire il trasferimento dei flussi del trasporto merci su modalità a basso impatto (direttrici marittimo-fluviali e ferroviarie), secondo le linee strategiche e gli orientamenti fissati dalla UE nel richiamato nuovo regolamento inerente le reti TEN-T, nonché la consapevolezza che “l’articolazione del 2 nuovo Piano Regolatore Portuale prevede uno sviluppo dell’impianto complessivo attraverso una riconfigurazione del lay-out dei principali comparti settoriali – industriale e commerciale – in linea con gli standard funzionali internazionali, consentendo un graduale ampliamento delle aree del porto franco ed una loro più incisiva collocazione sul mercato dei grandi investitori, interessati a localizzare le proprie attività attraverso forme di investimento a medio-lungo termine”.
A tale fine viene precisato altresì il principio “che i vantaggi conseguibili per effetto del particolare regime del porto franco di Trieste costituiscono un indubbio plus-valore rispetto alle semplici attività di movimentazione delle correnti di traffico in transito, innescando potenziali redditività sia a carattere imprenditoriale che finanziario, attraverso la gestione degli stocks delle commodities negoziabili presso le principali borse merci internazionali”.
Il tutto finalizzato a sostenere in pieno la conditio-sine-qua-non ad “aggiudicarsi un ruolo di hub nello scenario dei flussi di traffico internazionale non permette ulteriori ritardi nelle scelte di potenziamento infrastrutturale, pena la marginalità di Trieste e dell’Italia nei confronti degli altri Paesi europei”.