L’anno giudiziario si è aperto a Bari con una relazione da parte della Corti dei conti sulle illegittimità che la società Bari Porto del Mediterraneo avrebbe commesso ai danni dell’Autorità portuale. L’ente di vigilanza ha stabilito che sulla società, nata quando Tommaso Affinita era presidente dell’Autorità portuale dello scalo pugliese, debba essere avviata un’inchiesta per un possibile danno erariale procurato allo Stato. In particolare la BPM, che dall’Authority aveva ottenuto l’affidamento della gestione della banchina e di tutti i servizi portuali, oltre a non versare i compensi dovuti in base alle concessioni di questi anni, avrebbe anche utilizzato spazi e strumenti in comodato d’uso senza mai corrispondere i costi all’ente portuale. Per la gestione della Stazione Marittima sul Molo San Vito e del Terminal Crociere e di altre attività di supporto ai passeggeri specificamente individuate, la BPM – secondo i costi stimati dal Tribunale di Bari – dovrebbe versare all’Autorità portuale 1,9 milioni di euro per il canone parte fissa e oltre 900mila euro per il canone a parte variabile. Al di là della sua situazione patrimoniale, a cui comunque vanno aggiunti i costi dovuti per aver utilizzato il nastro trasportatore dei bagagli e le apparecchiature radiogene, la società è in liquidazione per l’impossibilità del funzionamento dell’assemblea dei soci. Dunque il danno patrimoniale subito dall’ente portuale, accertato anche dal Consiglio di Stato nel luglio 2009, riguarda “l’illegittima determinazione del canone di concessione demaniale – fanno sapere proprio dall’Authority – che era stato calcolato in modo macroscopicamente errato a svantaggio dell’ente pubblico, prendendo a base aree e superfici (2727 mq) di gran lunga inferiori a quelle successivamente accertate e non contestate di oltre 23 mila metri quadrati”. Da accertare è anche la legittimità, fortemente contestata dal presidente dell’Authority Francesco Mariani, di consentire l’entrata nella società di privati: operazione che, secondo Mariani, è stata eseguita contro ogni procedura di evidenza pubblica.
Salvatore Carruezzo