Emissioni CO2: 12 Paesi Ue rischiano di non centrare gli obiettivi 2030

Bruxelles. L’azione degli Stati membri dell’UE per mitigare le emissioni climalteranti non è sufficiente a conseguire gli obiettivi dell’Unione Europea in materia di protezione del clima e l’Italia è tra i Paesi con i risultati peggiori. È quanto emerge dall’ultimo studio di Transport & Environment, l’organizzazione ambientalista indipendente europea. Ma c’è ancora tempo per cambiare rotta prima del 2030.

Entro il 30 giugno, gli Stati membri devono presentare alla Commissione europea i loro Piani Nazionali Integrati per l’Energia e il Clima (PNIEC), che stabiliscono anche le misure da intraprendere per raggiungere i target fissati dall’ESR (Effort Sharing Regulation).

Germania e Italia sono particolarmente a rischio, secondo uno studio focalizzato sui settori coperti dal regolamento europeo ESR. Così alcuni Stati membri dovranno fare scorta di crediti sul mercato ETS, spendendo miliardi di euro.
La Germania e l’Italia sono molto indietro nel raggiungimento dei propri obiettivi climatici nazionali, ai sensi del regolamento europeo sulla condivisione degli sforzi (Effort Sharing Regulation).

Questo regolamento prevede un taglio complessivo delle emissioni del 40% entro fine decennio a livello Ue, rispetto ai livelli del 2005, in cinque settori che non rientrano nel mercato europeo delle emissioni di CO2 (Emissions Trading System, ETS): trasporti stradali, edilizia, industria minore, rifiuti e agricoltura.

Secondo T&E il PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima) italiano, rispetto alla prima formulazione presentata alla Commissione, ha bisogno di radicali revisioni e in particolare di politiche stabili per accelerare l’elettrificazione dei trasporti su strada, a partire dalle auto aziendali; di un meccanismo di credito per l’elettricità rinnovabile nei trasporti; di un taglio radicale ai 22,5 miliardi di euro di sussidi ambientalmente dannosi, che l’Italia ancora elargisce alterando i prezzi di mercato a favore delle tecnologie fossili.

Oltre ai dodici paesi UE che non conseguiranno gli obiettivi climatici nazionali previsti dall’Effort Sharing Regulation (ESR),vi sono altri sette che rischiano di non raggiungere la piena compliance. Germania e Italia sono i due Paesi con i risultati peggiori in termini assoluti, mentre la Francia raggiungerà l’obiettivo ma con un margine molto stretto, tanto che qualsiasi passo indietro nelle politiche, o un inverno molto freddo che spinga ad aumentare il consumo di energia, potrebbero mettere a rischio il conseguimento dei suoi obiettivi. “C’è ancora tempo per correggere le politiche governative e raggiungere gli obiettivi al 2030 – commenta T&E – ma serve maggiore impegno”. 

Lo studio presentato evidenzia come Germania e Italia mancheranno i loro obiettivi climatici con uno scarto sostanziale (rispettivamente 10 e 7,7 punti percentuali). Di conseguenza, potrebbero consumare tutto il surplus di crediti disponibili per gli altri Paesi. La Germania da sola avrà bisogno del 70% dei crediti disponibili. Gli altri Paesi non conformi con gli obiettivi di riduzione delle emissioni si ritroveranno senza crediti da acquistare.

Una situazione, questa, che potrebbe dare adito a contenziosi legali. L’Italia potrebbe pagare 15,5 mld di euro. Se le quote dovessero essere scambiate a 129 euro (il prezzo del carbonio previsto da Bloomberg nei settori ETS al 2030), l’Italia, con un deficit di 120 milioni di crediti, dovrà pagare 15,5 miliardi di euro ai Paesi che avranno accumulato crediti di emissione. La Germania potrebbe fare anche peggio, accumulando un debito di 16,2 miliardi. Ma i due Paesi possono ancora raggiungere i loro obiettivi, implementando nuove misure per aumentare la diffusione di veicoli elettrici, aumentare l’efficienza nel settore residenziale e altro ancora.

I Paesi più virtuosi secondo T&E saranno Spagna, Grecia e Polonia. La Spagna, in particolare, potrebbe superare l’obiettivo ESR del 2030 di 7 punti percentuali e contestualmente ricevere 10 miliardi da Paesi inadempienti tramite le compensazioni.

Altri Paesi in fondo alla classifica, e con maggior esigenza di compensare tramite crediti ETS, sono Romania, Irlanda, Svezia, Austria e Danimarca, come riassume il grafico sotto

carbon credits trading

Per far rientrare in traiettoria i Paesi più inadempienti, T&E prevede che si verificherà una vera e propria corsa ai crediti di CO2, che potrebbe far salire vertiginosamente i prezzi e tagliare fuori alcuni Stati membri, che a loro volta rischierebbero di dover affrontare procedure di infrazione per mancata conformità. Le prime verifiche sono previste nel 2027 per gli anni 2021-2025, poi nel 2032 per il periodo 2026-2030.