ROMA – La riforma delle Autorità portuali ha “un approccio innovativo”, delinea la “riorganizzazione e semplificazione di un sistema portuale ultra ventennale, considerato troppo complesso e frammentato” e individua “procedure più snelle e meritocratiche per la scelta dei futuri vertici delle Autorità”. Ma “da sola” non è “sufficiente a ridare slancio economico al ‘Sistema Mare’ dell’Italia, con il rischio, quindi, che si indebolisca o resti incompiuta”.
E’ quanto afferma il Consiglio di Stato, che ha stilato un parere sullo schema di decreto in materia. Governance e semplificazione di organi e poteri: sono questi due aspetti della riforma delle Autorità portuali su cui il Consiglio di Stato manifesta “preoccupazione” nel parere redatto dalla Commissione speciale sul provvedimento.
Per quanto riguarda la governance, in particolare, i giudici amministrativi raccomandano di “assicurare l’effettiva separazione tra attività di gestione del porto e attività economiche di interesse portuale” e chiedono quindi che venga reso più chiaro ed esplicito nel testo normativo “il divieto per le Autorità di governo di svolgere operazioni economiche in ambito portuale, anche indirettamente per il tramite di società partecipate”.
Un ulteriore richiamo riguarda poi la semplificazione di organi e poteri intermedi: “sul fronte della riorganizzazione potrebbero, infatti, verificarsi – segnala il parere – duplicazioni dei centri decisionali, con il rischio di aumentarne la frammentazione ed i costi”.